| 2 Novembre 2014 |
Gli ebrei deportati dalla sinagoga. Shoah a Genova |
Una marcia silenziosa per ricordare |
Contro il razzismo, per la pace. L'irruzione del 3 novembre 1943 |
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La storia è un calendario che rinnova le sue scadenze e ci sono pagine che valgono quale un monito da tramandare con il cuore e con la testa. Una di queste si rinnova domani. È l'anniversario della deportazione degli ebrei a Genova.
Accadde il 3 novembre 1943, nel buio profondo di una guerra, nell'orrore di una persecuzione razziale. Per celebrare le vittime e rinnovare il ricordo, una marcia silenziosa muoverà alle 17,30 da Galleria Mazzini per raggiungere la Sinagoga di passo Bertora (una traversa di via Assarotti).
Interverranno il rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, Amnon Cohen presidente della Comunità ebraica di Genova, il sindaco Marco Doria, il responsabile della Comunità di Sant'Egidio di Genova Andrea Chiappori.
Dal 2010 l'anniversario della deportazione degli ebrei dalla Sinagoga si rinnova con una manifestazione pubblica che si incunea nel cuore della città. Ad organizzarla e promuoverla sono la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità Ebraica.
Nel nome della pace e della lotta a qualsiasi forma di discriminazione razziale «nella città accogliente per tutti - si legge in una nota -, in cui le diversità non divengano mai più motivo di paura, di ostilità, di odio; una città che trovi vie nuove per vivere insieme».
Narra la storia, tragica, di quelle ore e di quei giorni, che il 3 novembre 1943 i nazisti profanarono la Sinagoga attirando con uno stratagemma decine di ebrei genovesi. Alcuni si salvarono grazie ad una donna che affacciata dalla finestra di casa li avvisò prima che si avvicinassero alla trappola. Per altri non ci fu scampo. Più di cinquanta furono deportati. Prima a Milano e poi, in treno, ad Auschwitz. Solo uno di loro tornò: Giuseppe Di Porto, ebreo romano che aveva cercato rifugio a Genova.
Nei giorni successivi all'irruzione nella Sinagoga, le Ss proseguirono la caccia agli ebrei. In città, nell'entroterra, lungo le Riviere, sulle strade verso l'estero e la salvezza. Complessivamente,ricorda la Comunità ebraica, a Genova furono 261 le persone deportate. Dai campi di sterminio nazisti tornarono solo in venti.
La scelta di Galleria Mazzini per il concentramento e la partenza della marcia silenziosa di domani pomeriggio ha un significato simbolico. Lì infatti venne catturato il rabbino Emanuele Pacifici (è ricordato da una "pietra d'inciampo"). Nel 2010 a ricordare la sua figura era stato il nipote, Riccardo, presidente della Comunità ebraica romana. «La memoria della Shoah nelle nostre città - aveva spiegato Pacifici - non deve essere solo fatta di un ricordo doloroso, ma deve essere una festa, soprattutto per noi ebrei: deve dire che noi ci siamo ancora e che la vita ha vinto sulla morte. E ricordare le discriminazioni di allora serve per costruire un futuro diverso».
A.F.
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