| 10 Novembre 2014 |
NOVARA. DA TUTTO IL PIEMONTE PER I 25 ANNI DEI CORSI DELLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO |
"Un laboratorio di futuro nella scuola d'italiano" |
Ricercatore e profugo insieme: studiare la lingua è fondamentale |
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Lo studente più giovane ha 14 e il più vecchio 69, sono soprattutto donne e con un alto livello di istruzione: centinaia di stranieri della scuola di italiano della Comunità di Sant'Egidio sono arrivati ieri a Novara da tutto il Piemonte e dalla Lombardia per festeggiare i trenta anni dalla prima lezione tenuta a Roma, i 25 per i corsi nati sotto la Cupola.
Gli iscritti piemontesi quest'anno sono 873 ma nelle aule novaresi sono già passati 6.500 allievi provenienti da 105 Paesi e ieri al palazzetto dello sport Dal Lago c'era tutto il mondo. La nazionalità più rappresentata tra gli studenti è da sempre quella marocchina, al secondo posto «si piazzano» gli ucraini (soprattutto donne impegnate nell'assistenza agli anziani e ai bambini) e poi, da poco, la Nigeria e il Mali da cui provengono molti profughi, nuovi allievi delle lezioni.
È stato proprio un rifugiato di 17 anni, Osman, a prendere la parola per primo: «Amo l'Italia perché mio zio lavorava per una ditta italiana e io abitavo in via Roma a Mogadiscio. In Somalia ci sono tanti problemi, soprattutto la guerra. Sono partito solo e ho viaggiato cinque mesi attraverso l'Etiopia e il Sudan prima di arrivare in Libia dove abbiamo atteso a lungo prima di imbarcarci. In mare ci ha salvato una nave militare: eravamo tutti in piedi a braccia in alto gridando "Help me, help me". Mi piace studiare qui».
Deepak Babu, invece, è arrivato dall'India per un corso di dottorato all'università Avogadro: «La lingua è fondamentale per vivere in una città e integrarmi con la sua comunità. All'inizio non capivo niente e non era facile». «Grazie ai miei maestri di italiano ho trovato me stessa e anche un buon lavoro» ha raccontato Bouchra, marocchina.
Augustino è stato uno dei primi studenti dei corsi novaresi, ha la tessera numero 4: «Ho iniziato a frequentare la scuola nel 1990 con due obiettivi. Il primo era imparare bene la lingua italiana, il secondo conoscere gli altri studenti di diverse nazionalità. Mi piacque molto perché eravamo insieme tra diversi. Dopo tanti anni l'amicizia non si è mai interrotta e sono contento di essere qui insieme con le mie due figlie».
Alla festa hanno partecipato anche gli assessori regionali Monica Cerutti e Augusto Ferrari e Daniela Pompei, responsabile nazionale dei «Servizi per i nuovi europei» di Sant'Egidio. E proprio sull'Europa ha puntato la presidente dell'associazione in Piemonte Daniela Sironi: «La scuola è un laboratorio del futuro. Le debolezze diventano forze se unite e possono costruire l'Italia e l'Europa di domani. L'unico continente in pace da tanti anni può essere una speranza per tanti paesi che non l'hanno».
Barbara Cottavoz
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