| 19 Novembre 2014 |
Medio Oriente. Cristiani nel mirino Sant'Egidio lancia un meeting a Cipro |
«Cristiani nel mirino: conferenza a Cipro» |
Sant'Egidio rilancia sul Medio Oriente. Nuovo appello di Riccardi: salvare Aleppo |
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Esponenti cristiani e musulmani e leader politici internazionali insieme, per trovare una strada che scongiuri la pulizia etnica dei cristiani dal Medio Oriente, per secoli garanzia di democrazia e pluralismo. Il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, Andrea Riccardi, rinnova l'appello per salvare Aleppo, città simbolo del crogiolo culturale siriano «a un palmo dalla distruzione». E allo stesso tempo annuncia una conferenza internazionale a Cipro il 5 e 6 marzo sul tema «Quale futuro per i cristiani del Medio Oriente».
È dalla sede trasteverina della Comunità che Riccardi annuncia l'incontro: «Una grande conferenza internazionale sul futuro dei cristiani in Medio Oriente, con la partecipazione dei capi delle Chiese cattoliche, protestanti e ortodosse mediorientali, ed esponenti della diplomazia internazionale, a Cipro tra il 5 e il 6 marzo. Saranno coinvolte tre parti: gli attori cristiani del Medio Oriente, le autorità religiose musulmane, i rappresentanti della politica internazionale dei Paesi che vorranno intervenire».
Perché i musulmani? «Crediamo che ogni cristiano in meno in Medio Oriente - spiega lo storico del cristianesimo - è un pezzo di pluralismo, sicurezza e democrazia che se ne va. La fuga dei cristiani dall'Oriente è un danno per i cristiani ma anche per i musulmani. Oggi si colpisce il cristiano, domani arriverà l'attacco al musulmano laico, alla donna, ma anche al musulmano che ha un'altra tradizione e per questo viene considerato eretico».
Ora però è impellente salvare Aleppo: «La tragedia di Mosul - ricorda Riccardi - era annunciata, lo stesso per la piana di Ninive. Non vogliamo che Aleppo diventi una nuova Mosul, ci vuole un'azione diplomatica». Un punto di possibile coagulo è l'impegno di Staffan De Mistura, inviato Onu per la crisi siriana, «per un "raffreddamento" della situazione, con la creazione di una "freeze zone" che salverebbe la città dalla catastrofe». Per Riccardi «siamo a un palmo dalla tragedia: basta che un gruppo vada 500 metri al di là dei suoi spazi e Aleppo diventa un cumulo di rovine».
Riccardi sottolinea: «La città sta soffocando, va aperto un corridoio umanitario. Ribadisco l'appello ai Paesi coinvolti, al Consiglio di sicurezza, all'Italia, la Germania e i Paesi influenti dell'area come la Turchia che preserva la salvezza del mausoleo di Suleyman Shah a est della città. Il ruolo delle Nazioni Unite è decisivo, servono " safe haven" (rifugi sicuri, ndr) controllati dai caschi blu. Nessuno si avvantaggerebbe di questo raffreddamento, non modifica la sovranità né dà vantaggi operativi alle parti. Se muore Aleppo sarà la distruzione di un mosaico di culture e di comunità religiose. Non piangiamo sui cristiani di Oriente se non facciamo niente per Aleppo, sarebbe un etnocidio, cioè un genocidio culturale, oltre che un massacro».
Riccardi lancia anche l'ashtag #SaveAleppo «perché la pace è una cosa troppo seria per lasciarla al chiuso dei corridoi dei militari e dei diplomatici. Riguarda tutti perché tutti siamo interdipendenti. Roma stessa appare costantemente in alcuni messaggi deliranti». E arriva la prima adesione politica, dal capogruppo al Senato di Per L'Italia, Lucio Romano.
Luca Liverani
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