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23 Novembre 2014

Trucidati i 28 «non musulmani» La follia terrorista: uccidere in Kenya chi non conosce i versetti del Corano

Il Kenya e quell'orrore cui non possiamo abituarci

 
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Una carneficina. C'erano insegnanti, agenti di polizia, operatori sanitari su quel pullman partito all'alba dall'estremo nord del Kenya verso la capitale Nairobi. Tornavano a casa dopo una settimana di lavoro. Si sono imbattuti in un gruppo armato di shebab, i miliziani islamici somali vicini ad Al Qaeda. Li hanno fatti scendere e hanno chiesto loro di recitare versetti del Corano. Chi non era in grado di farlo è stato «finito» come «un infedele»: con un colpo alla testa.

Ci siamo ormai abituati alle scene d'orrore. Ma non basta limitarsi all'informazione. Dobbiamo vedere quello che è successo con i nostri occhi. Perciò bisogna fissare lo sguardo su questa immagine di dolore: una bimba e due donne terrorizzate. Quanto avvenuto ieri in Kenya non è un ennesimo attentato, se lo vediamo con gli occhi di quella bambina. Lei resterà segnata per sempre da questo fatto terribile. Un autobus è stato fermato dai terroristi di al-Shabaab, che hanno separato i fedeli musulmani dagli «infedeli». La prova è stata orribile: far recitare alcuni versetti coranici o la shahada, la professione di fede islamica. Questa scena ricorda quando i nazisti facevano recitare una preghiera cristiana agli ebrei nascosti nei conventi di Roma: per chi non la sapeva il destino era il campo di sterminio.

I condannati non erano più uomini e donne come gli altri, ma «infedeli» da uccidere. La preghiera è diventata una bestemmia al Dio della vita. Questa vicenda offenderà nel profondo - credo - i veri fedeli musulmani. Gli assassini hanno dimenticato la parola ammonitrice del Corano per cui «chi uccide un uomo è come se uccidesse il mondo intero». È l'uso totalitario e ideologico che umilia una religione distruggendo esseri umani.
I condannati sono stati stesi sulla rossa terra del nord Kenya, bagnata dal sangue di quegli innocenti. Non si può uccidere in questo modo! Viaggiavano su di un bus: i comuni mezzi di trasporto africani su cui si accalcano i poveri. Tra le 28 vittime pare ci fossero 18 insegnanti: gente che lavora per educare una nuova generazione e che in Nigeria Boko Haram accusa di corrompere i giovani. La rivendicazione di al-Shabaab parla di ritorsione contro la politica repressiva del governo, ma non c'è giustificazione. L'episodio manifesta una violenza folle e terrorista, che sta rendendo il mondo sempre meno sicuro, spesso invivibile, almeno in alcune (grandi) regioni. Ci vuole un sussulto di coscienza: musulmani, cristiani, laici, gente dai sentimenti umani... non ci si può far intimidire da questa violenza, né ci si può abituare a subirla. 


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