| 23 Novembre 2014 |
Uomo di provincia ma visione universale |
Riccardi (Sant'Egidio): «Pazienza e intelligenza, lezione valida anche oggi» |
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«Casaroli uomo della provincia italiana, figlio della Chiesa italiana, proiettato verso una dimensione universale». Ad evidenziarlo è il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, l'ex ministro Andrea Riccardi che ha aperto ieri la sessione pomeridiana del convegno "Agostino Casaroli: lo sguardo lungo della Chiesa", organizzato dall'Università Cattolica del Sacro Cuore, in particolare dal Dipartimento di studi giuridici diretto dal professor Antonio Chizzoniti. Convegno apertosi con il magnifico rettore Franco Anelli che ha portato il saluto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affidato all'ambasciatore Antonio Zanardi Landi. Nella sala della Cattolica anche il vescovo Pier Luigi Celata, per 18 anni segretario di monsignor Agostino Casaroli, nonché la nipote del cardinale, Orietta Casararoli.
Riccardi evidenzia subito come Casaroli imparò a lavorare in squadra in modo gerarchico. « Sai scrivere sotto dettatura"? Gli chiese monsignor Borgoncini. "Perché qui tutti scrivono sotto dettatura"». «Casaroli ha incarnato l'italianità al servizio della Santa Sede nell'apertura al mondo...» osserva Riccardi che evidenzia come Giovanni XXIII già avesse capito il valore della diplomazia dell'incontro umano. «La diplomazia roncalliana è quella dell'incontro». «L'obiettivo di Casaroli è salvare la Chiesa dei Paesi dell'Est: non cerca un modus vivendi ma un modus non moriendi. Casaroli è concentrato sulla chiesa non sulla politica. E «nel confronto con il Golia comunista - cita il cardiale Achille Silvestrini - Casaroli si propose di destare l'aurora». Ma conobbe anche una enorme opposizione. «Si passò dalla politica del baluardo alla politica del dialogo - sottolinea Riccardi. - Nel 1990 durante la consegna della laurea honoris causa a Cracovia, arrivano forti segnali di disappunto del pubblico polacco.Tanti poi i giudizi negativi sulla politica orientale che non era mai arrivata veramente a Mosca. Casaroli soffriva di queste accuse del macchiavellismo italiano».
Wojtyla dà un giudizio positivo di Casaroli. «A lui la politica dei colpi di maglio, a Casaroli quella dei piccoli passi». I ricordi personali di Riccardi su Casaroli vanno al 1993, anni in cui il porporato piacentino non nascondeva l'amarezza dell'inattività legata alla pensione ma insisteva sul dialogo come strumento dell'azione. «Questo figlio della chiesa italiana, l'unico ad incontrare il segretario del Pcus, ha lasciato la sua memoria legata ad un metodo che ha la sua forza nella pazienza e nell'intelligenza, una grande lezione anche oggi».
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