Gli studenti del liceo Barbarigo si sono trasformati, per un giorno, in camerieri solidali: dalla collaborazione tra don Cesare Contarini, rettore dell'istituto, e la comunità di Sant'Egidio è nata un'iniziativa spontanea e ben riuscita, che ha trasformato la scuola in una mensa accogliente per circa 150 persone. Dopo la messa, celebrata da don Lorenzo Cieli, i convitati si sono riversati nella "sala da pranzo", addobbata con festoni natalizi e tovaglie rosse.
«Siamo stati coinvolti per via dell'amicizia che dura ormai da anni tra noi e questa scuola, ed anche per la nostra amicizia con le persone di strada», spiega Lorenzo Opocher, della Comunità di Sant'Egidio, i ragazzi hanno preparato un invito per tutti coloro che di solito frequentano le cucine popolari e le mense parrocchiali, poi per ciascuno di loro è stato realizzato un segnaposto personalizzato.
L'incontro di ieri è stato pensato per "supplire" l'attività di una delle parrocchie che, di domenica, fanno le veci della mensa in via Tommaseo. «La povertà è un problema emergente, in particolare tra gli anziani e tra i migranti», spiega Alessandra Coin, di Sant'Egidio «e le persone che chiedono un pasto caldo o un piccolo aiuto sono sempre di più. Ai pranzi vengono anche molti padovani, persone anziane o sole, a cui questi momenti di condivisione restituiscono un po' di calore umano. Non c'è solo l'indigenza, a cui rispondere, ma anche la solitudine».
Tra i tavoli imbanditi si intravedono volti di colore e non, alcuni dai tratti dell'Est. Molte le voci italiane. Non ci sono Rom: «Anche tra chi frequenta questi posti non mancano i pregiudizi», commenta Alessandra Coin, «e purtroppo i Rom rimangono spesso esclusi, c'è molta diffidenza nei loro confronti».
Tra un commensale e l'altro spiccavano alcuni cappellini da babbo Natale, la divisa degli organizzatori: «Ci sediamo insieme a loro per dare un senso più familiare», racconta Claudia Brinis, 18 anni, «noi studenti siamo tutti volontari, i prof ci hanno chiarito bene che partecipare non ci avrebbe dato scuse per saltare lezioni nè diritto a crediti formativi. Per me era la prima volta e ho deciso di provare, è un'esperienza forte ma bella: loro sono felici di essere qui e di vederci». Durante il pranzo è passato per un saluto il Vescovo Antonio Mattiazzo, che ha dedicato a tutti i presenti un messaggio di solidarietà: «Oggi i ragazzi imparano non solo le scienze, ma anche la lezione più importante, che è quella dell'amore», ha detto, «sappiate che preghiamo per voi: io prego perché abbiate speranza e perché la vostra vita sia un po' meno dura».
Silvia Quaranta
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