| 30 Gennaio 2015 |
Memoriale Shoah. Una giornata per dire no all'indifferenza |
Ieri si è tenuto il ricordo della deportazione ad Auschwitz nel 1944 di oltre 600 ebrei partiti dal binario 21 della Stazione Centrale |
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«Liliana aveva 13 anni quando è salita sul treno per Auschwitz. Aveva i capelli lunghi e neri. Indossava due vestiti, uno sopra l'altro per proteggersi dal freddo e perché non aveva altro».
Racconta la sua storia in terza persona, Liliana Segre, tra i 22 superstiti dei 605 ebrei partiti dal binario 21 della Stazione Centrale di Milano con il convoglio del 30 gennaio 1944 e deportati ad Auschwitz. «Oggi sono la nonna di me stessa - racconta - ero una ragazzina qualunque ma colpevole di essere ebrea». A 84 anni, Liliana Segre ha ricordato quei giorni terribili davanti a un pubblico attento, composto in larga parte da giovani, che ha affollato il Memoriale della Shoah di Milano. La commemorazione, promossa come ogni anno dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Comunità ebraica, è giunta alla sua XlX edizione.
Entrando nel memoriale, la prima cosa che cattura lo sguardo è un grande muro grigio con un'enorme scritta "Indifferenza". È stata Liliana Segre a volere con forza quella parola: «È stata l'indifferenza che allora ha permesso la Shoah. Un male terribile che aleggia ancora oggi: se qualcosa non tocca direttamente noi, la nostra famiglia, allora non ci interessa».
Occorre quindi dare nuova linfa e vigore alla memoria. Che non si deve ridurre a sterili celebrazioni. «Ricordare è un imperativo. Non è solo rievocazione del passato, ma ci interroga anche sul presente», sottolinea Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, che respinge con forza l'idea che ci sia un'ipertrofia della memoria. «L antisemitismo e il razzismo sono stati anticamera dei campi di concentramento - riflette Impagliazzo -. La memoria ci aiuta a capire come dobbiamo lavorare nelle nostre società, soprattutto nelle grandi periferie di città come Milano, Roma e Napoli. Si deve lavorare in maniera efficace sull'integrazione per evitare che il razzismo e l'antisemitismo escludano alcune comunità dalla vita sociale».
Preoccupate le parole del rabbino Giuseppe Laras che non ha potuto intervenire di persona ma ha mandato un messaggio: «Ero convinto che le Giornate della memoria potessero creare anticorpi. E invece così non è stato: gli ebrei sono stati lasciati soli in Europa. C'è una nuova minaccia esplosiva, una nuova tenebra sta sorgendo».
La serata di ieri è stata inoltre l'occasione per dedicare il nuovo spazio Mostre a Bernardo Caprotti, il patron di Esselunga: uno spazio espositivo che occupa una superficie di 370 metri quadri, e il percorso delle mostre comprende le pareti delle stanze delle testimonianze.
Ilaria Sesani
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