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3 Marzo 2015

Elzeviro

Un dibattito senza fine

Indicare il numero dei salvati è inutile e forse irriverente E però plausibile parlare in termini di centinaia di migliaia se si considera la forte azione del Papa affinché vescovi, sacerdoti e congregazioni di tutto il mondo si attivassero per aiutare e nascondere le persone in difficoltà

 
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E' destino delle vicende storiche più complesse suscitare dibattiti senza fine. Ed è anche inevitabile che, in questi casi, si torni periodicamente a cercare verità semplici e chiare. Il rapporto tra Pio XII e gli ebrei non fa eccezione. Lo conferma ancora una volta la presentazione del film Sfumature di verità che sta suscitando accese discussioni. La tesi del film è semplice: Pio XII ha salvato 800.000 ebrei. Dunque la sua immagine va capovolta: da papa indifferente verso gli ebrei, a Schindler del Vaticano. Assolutamente impossibile, ribattono i critici: è una cifra troppo alta. La polemica, è certo, proseguirà a lungo. Ma il problema, ancora una volta, è nell'eccesso di semplificazione che si registra da entrambe le parti. Il problema, a ben vedere, non è la cifra in sé: la sua validità, infatti, dipende dalla spiegazione che se ne dà. Liana Marabini ha dichiarato: «Questa azione è stata compiuta in vari modi: dalle lettere e disposizioni che impartiva ai vescovi del mondo intero, nelle quali raccomandava l'assistenza a 360 gradi agli ebrei in pericolo, alle case e strutture della Chiesa, perfino all'interno delle mura vaticane». Come si vede, questa spiegazione non riguarda solo il Papa ma coinvolge molti altri: non solo i suoi più stretti collaboratori, ma anche vescovi, sacerdoti, religiosi e semplici fedeli a Roma e in molti altri luoghi. In questa chiave, il numero di 800.000 assai più di quanto ha fatto direttamente il Papa per gli ebrei riguarda ciò che hanno fatto per loro i cattolici sparsi in tutto il mondo. E, benché assai difficile da calcolare, è plausibile che si sia trattato di centinaia di migliaia di persone. In questo modo, però, il problema non si risolve, ma si sposta: quale ruolo ha avuto Pio XII all'interno della più vasta azione svolta dalla Chiesa cattolica a favore degli ebrei? La regista cita il caso molto noto di Israel Zolli, rabbino capo di Roma. Per lui si può parlare in modo certo di un ruolo del papa. Ma i casi come questi sono piuttosto rari.
Costituirebbe però un grave errore storico cadere nell'eccesso opposto e ridurre l'azione del Papa ai pochi ebrei per cui egli è intervenuto direttamente. Lo mostra eloquentemente la nota vicenda dell'ospitalità offerta a migliaia di ebrei dalle istituzioni ecclesiastiche romane. Non esiste, infatti, un'evidenza immediata dell'azione di Pio XII. Per capire che ruolo ha avuto in questa vicenda, occorre passare attraverso nozioni di ecclesiologia ed elementi di storia della Chiesa, ricordare che posizione occupava il papa nella Chiesa cattolica prima del Vaticano II, in particolare a Roma, tanto più che si trattava di un Papa romano... Ma gli storici, a cominciare da Andrea Riccardi, hanno pazientemente documentato e solidamente dimostrato che un'azione così numericamente rilevante non poteva avvenire senza che il Papa sapesse, permettesse, volesse. È certo insomma che gli ebrei salvati nel Seminario del Laterano o nelle case dei religiosi devono la loro salvezza anche a Pio XII e, per certi versi, anzitutto a lui. È impossibile, ovviamente, trarre conclusioni altrettanto certe per quanto riguarda altri luoghi e altre situazioni. Ma anche per chi si trovava lontano da Roma non è possibile ignorare l'azione svolta, sia pure in modo indiretto, da Pio XII.


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