NAPOLI. «Nella vita non bisogna mai spaventarsi delle cadute, l'importante è sapersi sempre rialzare. Dio dimentica e cancella sempre i nostri peccati». Furono queste le parole incoraggianti che Papa Francesco rivolse il 21 marzo scorso ai detenuti nel carcere di Poggioreale, che fu tappa della visita pastorale che Bergoglio dedicò a Napoli e che incluse un pranzo con circa 120 detenuti, tra cui 13 transessuali.
«Già in quella occasione, confidò a un detenuto argentino, che era seduto vicino a lui, la sua idea di un "indulto responsabile" per l'anno della misericordia... È una cosa che un po' sapevamo». Antonio Mattone, portavoce della Comunità di Sant'Egidio di Napoli, ricorda adesso quel "dettaglio" dell'incontro del Santo Padre con i carcerati di Poggioreale. «Non so che cosa intendesse per "indulto responsabile", ma disse proprio così» ribadisce. Riflette e poi aggiunge: «Oggi che le carceri non sono più sovraffollate come una volta potrebbe sembrare anacronistico parlare di amnistia, ma, invece, risveglia in noi cristiani, presi dalla logica giustizialista secondo la quale chi ha sbagliato paghi, risveglia la riscoperta della misericordia».
Il termine sul quale insiste da sempre Papa Francesco ha un significato che va ben spiegato e così lo definisce Mattone: «È il sentire con il cuore. Oggi si sente solo con l'economia e il mercato. Per questo, per noi cristiani, significa risveglio da questo torpore in cui siamo rassegnati e piegati sul presente. E questo è il bello di Papa Francesco: spariglia i pensieri e i giudizi consolidati».
Ma perché tanta attenzione proprio ai detenuti? «Lui riceve tante lettere, me lo hanno detto - risponde Mattone - Avverte da queste voci la sofferenza e il dolore di chi vive la detenzione e, ancora ora, telefona con regolarità a un carcere in Argentina dove andava in visita quando era ancora vescovo». Che cosa accadde durante la visita di Papa Francesco al carcere di Poggioreale? In un recente documentario a cura di Massimo Milone, direttore di Rai Vaticano, è stato detto che si verificarono molte conversioni. «Io ho avvertito la gioia di quelle persone - testimonia Mattone - La conversione è un cammino, non una cosa magica e credo che in molti abbiano vissuto un momento di questo cammino durante quella visita».
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