Marazziti: «Nel braccio della morte si riscopre la vita»

Oggi a Genova

Cina, Iran, Iraq, Egitto, Arabia Saudita, Stati Uniti. E questa la cartina dell'orrore tracciata da Mario Marazziti, giornalista, attivista, fondatore e portavoce della Comunità di Sant'Egidio, nel suo ultimo libro "Life" che presenterà stasera alle 20.30 a Palazzo Ducale. Cifre alla mano, sono quelli i Paesi che si contendono il tragico record del più alto numero di condanne alla pena capitale nell'ultimo anno.
Ma il regno della morte, nel mondo, ha confini ben più estesi: secondo i dati di Amnesty International sono 58 i Paesi che ancora sanciscono per legge il diritto a uccidere, anche se molti non vi fanno più ricorso da tempo. Ed è su quest'ultimo aspetto che si concentra l'autore nel suo libro che, come ripete più volte, è dedicato «alla vita, all'arte di vivere».
Sì, le cifre, snocciolate con orgoglio dallo scrittore, tra i principali protagonisti di questa battaglia a livello mondiale, non possono che far guardare con ottimismo al futuro: «Erano meno di 20 i Paesi che avevano abolito la pena capitale negli anni '70» dice Marazziti «adesso sono più di 100 e quasi 50 in pratica non la usano più. L'ultima conquista è il Nebraska, Stato storicamente conservatore, che l'ha abolita nel 2015».
C'è l'impegno, la dedizione, in queste pagine, ci sono i grandi traguardi raggiunti con la comunità di Sant'Egidio e Marazziti con la Coalizione mondiale contro la pena di morte, a cominciare dalla svolta avvenuta nel 2007 quando l'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato per la prima volta una Risoluzione per una moratoria universale delle esecuzioni capitali. E poi ci sono le voci, le persone, le vittime, le loro verità, i loro racconti.
«E' un viaggio nelle storie personali dei condannati» prosegue l'autore «ho raccolto le lettere scritte dal braccio della morte, sono stato là, con i detenuti e con le loro famiglie, per testimoniare quello che nessuno vede. Sono stato a San Quentin, in California, che oggi contiene più di 750 "dead men walking" e quello che mi ha colpito è che non ho trovato odio nè vendetta nelle loro parole. Anzi, proprio loro ci possono insegnare cosa conta davvero nella vita». Ma è ad Huntsville, la capitale penitenziaria del Texas, che nei giorni scorsi ha giustiziato un altro condannato, Richard Masterson, 43 anni, che Marazziti ha toccato con mano la tragicità di un sistema che somministra morte: «là ho capito che la pena capitale disumanizza non solo quelli che la subiscono ma anche quelli che la applicano».


[ Emanuela Schenone ]