Bergoglio e la distensione con l'Islam. Invitato in Vaticano l'imam del Cairo

Il caso.

Dopo Mosca, il Cairo. La politica della mano tesa di Papa Bergoglio si pone un altro ambizioso obiettivo: appianare i contrasti con l'università di Al Azhar, il più autorevole centro sunnita del mondo.
Le relazioni tra Roma e il Cairo erano state congelate qualche tempo dopo il famoso discorso sul rapporto tra fede e ragione pronunciato da Ratzinger nel 2006 a Ratisbona. Quel testo mandò su tutte le furie il mondo islamico, visto che conteneva una dotta citazione medievale riguardante il ruolo di Maometto, l'Islam violento e la giustificazione del jihad.
Francesco è da tempo che spinge sull'acceleratore per archiviare quel capitolo ed appianare i contrasti. Insomma, il post-Ratisbona è iniziato e così ha deciso di inviare in Egitto due emissari con il compito di invitare a Roma l'imam al Tayyeb. Il nunzio apostolico e un monsignore del Pontificio Consiglio per il Dialogo Religioso sono stati ricevuti due giorni fa dal numero due del centro teologico sunnita, Abbas Shuman, al quale hanno consegnato l'invito per l'imam, Ahmad Al Tayyeb a recarsi in udienza in Vaticano.
IL PASSAGGIO
L'incontro, ha informato una nota, si è svolto in un clima di «grande cordialità e si è parlato della necessità di riprendere il dialogo tra le due istituzioni». Si tratta di un passaggio di notevole importanza per le relazioni interreligiose. Solo la scorsa settimana, nella intesa firmata dal Patriarca ortodosso Kyrill e Papa Bergoglio a Cuba, un intero passaggio dell'accordo riguardava proprio la necessità di costruire ponti. «In questa epoca inquietante il dialogo interreligioso è indispensabile e i leader religiosi hanno la responsabilità di educare i loro fedeli in uno spirito rispettoso delle convinzioni di coloro che appartengono ad altre tradizioni religiose».
Dietro le quinte di questa mossa c'è la Comunità di Sant'Egidio che nonostante la rottura di Al Azhar con il Vaticano, ha sempre mantenuto una comunicazione fluida con le comunità sunnite. Già un anno fa, a Firenze, nel contesto del dialogo islamo religioso, la piccola Onu di Trastevere aveva accolto con tutti gli onori l'imam del Cairo.
Ma il tempo in Oriente scorre molto più lentamente che non in Occidente, come un cammello che attraversa il deserto. «Il nostro problema non è col Vaticano, ma col Papa tedesco, che ha parlato della protezione delle minoranze in Egitto e ha descritto l'islam come religione di sangue», aveva detto Abdel Gawad, consigliere diplomatico di al Tayyeb, all'indomani della strage di 22 cristiani nella chiesa di Alessandria nel 2010. In realtà Papa Ratzinger si era limitato a ricordare che «anche in Egitto, il terrorismo ha colpito brutalmente dei fedeli in preghiera in una chiesa». Ma tanto era bastato per scatenare una crisi diplomatica.


[ Fra. Gian. ]