«Il Mediterraneo è un mare-ponte»

Le voci dai grandi porti al crocevia del dialogo fra le civiltà: meeting internazionale con Sant'Egidio

{Corridoi_umanitari_news}

«Non dobbiamo costruire muri per difenderci, ma costruire una cultura policentrica che crei un'orizzonte di pax mediterranea». E' lo spirito di "Medì", voci e prospettive del Mediterraneo a Livorno, la due giorni di meeting internazionale, organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio e iniziata ieri alla Goldonetta.
Al centro lo sviluppo delle relazioni tra le città portuali del Mediterraneo, intese come collettori di speranze di vita, porte aperte ai flussi di uomini e merci, e simboli di un pluralismo che in fondo è parte integrante di ognuna di esse. Un confronto di un modello esperenziale che deve servire per ridurre le distanze. Dopo i saluti del vescovo Giusti e dell'assessore regionale Grieco, la sintesi di Andrea Riccardi, fondatore di Sant'Egidio, nella sua relazione introduttiva ai lavori è limpida: il Mediterraneo è un "mare-ponte", un mare delle complessità, composto dalle mille strade del dialogo e dello scambio, dove non c'è un Nord cristiano e un Sud musulmano, ma dove tutto si intreccia e dove le città portuali uniscono, grazie alla loro storia. Una cultura, quella dei porti, che si contrappone a quella dei "muri" e che è anche una cultura di pace perché «i porti non amano le guerre». E ha aggiunto: «A Livorno mi piace venire perché ha l'anima aperta agli orizzonti del Mediterraneo».
Tunisi, Tangeri, Barcellona, Marsiglia, Genova, Civitavecchia, Lampedusa, Salonicco, Durazzo e Livorno, ogni realtà presenta sul piatto il proprio contributo sui temi che vanno dall'accoglienza dei profughi, al nuovo volto delle città dovuto al cambiamento demografico, e alla relazione tra porto e città nella programmazione istituzionale. «Il porto è contaminazione, ma troppo spesso osserviamo che porto e città vanno a due velocità differenti», è intervenuto il sindaco Nogarin riprendendo il tema della fruibilità delle aree portuali, che non devono essere intese come una cesura con la città ma devono essere abbracciate per portare cambiamento .«Il Mediceo deve essere restituito a tutti i livornesi perché non sia un non-luogo», ha ribadito, tornando poi anche sulla questione del grande bacino di carenaggio («pensiamo sia una prospettiva per il futuro compatibile con Porta a mare e con i cantieri che ci sono già»).
Adolfo Romagosa, direttore di Porto 2000 a Barcellona, ha spiegato il progetto di integrazione tra porto e città che si deve aprire alle opportunità creando un collegamento biunivoco con servizi e formazione professionale, e in cui i cittadini sono i primi clienti e fruitori del loro porto. Mentre Antonio Cozzolino, sindaco di Civitavecchia, ha parlato del suo porto leader delle crociere, cresciuto troppo in fretta rispetto alla crescita della sua città, con un gap culturale che deve essere colmato. Infine la sfida per Khalid Benomar, responsabile progetti del porto di Tangeri, è quella di uno sviluppo del porto che aiuti la crescita del Paese.


[ Enrico Paradisi ]