Accanto ai nuovi martiri, nella preghiera

Nel mondo. L'assassinio di quattro suore in Yemen non è che l'ultima efferata violenza ai danni dei cristiani

Il martirio è una realtà della chiesa contemporanea. Lo è in Medioriente, dove i cristiani sono vittime della violenza e della guerra e la loro presenza rischia di scomparire dopo duemila anni. Lo è in altre parti del mondo, in Africa, in Asia, in America Latina, dove i cristiani sono particolarmente a rischio, spesso perché costituiscono una presenza mite accanto ai più poveri. Durante l'Angelus del 6 marzo papa Francesco ha ricordato l'uccisione delle quattro suore di Madre Teresa di Calcutta, assassinate nello Yemen, dove assistevano gli anziani. «Questi sono i martiri di oggi! - ha detto il papa - Non sono copertine dei giornali, non sono notizie: questi danno il loro sangue per la chiesa. Queste persone sono vittime dell'attacco di quelli che li hanno uccisi e anche dell'indifferenza, di questa globalizzazione dell'indifferenza».
Ciascuno di noi può fare qualcosa! Occorre sensibilizzare l'opinione pubblica sulla sorte dei cristiani sofferenti in tante parti del mondo. Occorre essere solidali. Soprattutto siamo chiamati a farci vicini a questi nostri fratelli nella preghiera. Per questo, nel cuore della settimana 
santa, la Comunità di sant'Egidio fa memoria dei martiri del nostro tempo, di tutti i cristiani che in tanti luoghi del mondo sono ancora oggi oggetto di persecuzioni, discriminazioni, privazione della libertà religiosa e della vita. Il loro ricordo sarà al centro di una veglia di preghiera in programma martedì 22 marzo alle 20.30 alla chiesa dell'Immacolata, in via Belzoni, 71 a Pado- va. A presiedere la veglia sarà don Renato Marangoni, vescovo eletto della diocesi di Belluno-Feltre.
Durante la veglia si farà memoria di quanti hanno offerto la vita per il vangelo in anni recenti. Come il beato Oscar Arnulfo Romero, indimenticabile pastore, testimone di pace, amico dei poveri, assassinato in Salvador nel 1980 mentre celebrava l'eucaristia. Come don Andrea 
Santoro, ucciso dieci anni fa a Trebisonda: egli diceva che martire non è chi si suicida uccidendo, ma chi dona la vita per gli altri. Cinque anni sono invece passati dall'uccisione di Shahbaz Bhatti, ministro pakistano cristiano, che morì a Islamabad a causa del suo impegno nella difesa dei cristiani e di tutte le minoranze. La sua bibbia è custodita nella basilica di San Bartolomeo a Roma, luogo memoriale dei "nuovi martiri" del 20° e del 21° secolo.
La vita dei cristiani in Pakistan è sempre sotto minaccia: Bhatti aveva compreso che per i cristiani la sfida era l'istruzione, per uscire dalla povertà e per lottare per l'uguaglianza. Era la sfida raccolta da un ragazzo di dieci anni, Abish, alunno della Scuola della pace della Comunità di 
sant'Egidio, la cui vita innocente è stata stroncata nell'attentato a due chiese cristiane a Lahore nel marzo dello scorso anno.
Nella preghiera, a partire dal sangue dei fratelli, i cristiani ritrovano l'unità. Lo ha ricordato il papa, rivolgendosi di recente al patriarca della chiesa ortodossa di Etiopia: «L'ecumenismo dei martiri è un invito rivolto a noi qui e adesso a percorrere insieme il cammino verso un'unità sempre più piena».