Colf e badanti fanno la coda alla mensa dei nuovi poveri

Sono oltre 2.400 le persone seguite dalla Comunità di Sant'Egidio
Orario spezzato nelle case: le famiglie non passano più il pasto

Alla distribuzione dei panini di Sant'Egidio, Irina prende il "pacco misto": quello che comprende anche il panino con qualche fetta di prosciutto, «per chi è di fede islamica c'è solo formaggio», spiega un volontario.
Irina ha poco meno di sessant'anni, un filo di trucco sul viso, è vestita in modo decoroso e quasi elegante. Irina è una colf ucraina, il lavoro un po' c'è e un po' non c'è, così anche adesso che stacca solo un'ora (dopo aver preparato il pranzo al "suo" anziano) chiede aiuto alla mensa dei poveri o a Sant'Egidio per risparmiare i cinque euro al giorno che le consentiranno di arrivare a fine mese.
Eccolo, il popolo delle colf e delle badanti che entra prepotentemente nel numero dei nuovi poveri della città. A Irina e alle altre fa male, sentire un ministro della Repubblica che usa la "sguattera del Guatemala" come pietra di paragone per tracciare la linea tra la dignità e il degrado. Scorrendo le 87 nazionalità rappresentate tra le 2.386 persone che mangiano ai centri della Comunità, il Guatemala non c'è, zero. Però le colf e badanti straniere si stanno moltiplicando: non si sentono (e non sono) sguattere e, se chiedono aiuto per mangiare, lo fanno con estrema dignità.
Il presente e il futuro
Il 2015 ha visto il rafforzamento delle attività di sostegno alle persone in difficoltà: alla distribuzione di panini e pacchi viveri si è affiancata la mensa in via delle Fontane che serve oltre 450 persone al giorno per tre giorni alla settimana, senza alcun aiuto pubblico. «Sono poi stati aperti alcuni alloggi protetti per persone in una situazione di emergenza abitativa - racconta Doriano Saracino, uno dei portavoce della Comunità - e sono cresciute le attività a supporto dei richiedenti asilo». In otto anni le nazionalità presenti sono quasi raddoppiate, passando da 38 a 74.
I nuovi volti del bisogno
«Trent'anni fa, visitando gli istituti genovesi, i nostri volontari si imbattevano spesso in donne anziane che, venute dal Veneto o dall'Istria per fare i lavori domestici nelle case dei signori genovesi, una volta invecchiate si trovavano sole e senza nulla per vivere». Oggi, i volontari di Sant'Egidio colgono i primi segnali di disagio tra le donne dell'Est, soprattutto ucraine, badanti o colf.
Sempre più spesso sono pagate in nero e fanno un orario spezzato: dopo aver preparato il pranzo per le persone che assistono, devono risolvere il problema del pranzo quotidiano per loro. E, quando non sono più giovani, i problemi diventano insormontabili.
Lo dicono i numeri: tra i frequentatori della mensa, l'età media è più alta (sfiora i 55 anni), tra i gruppi nazionali tradizionalmente impegnati nel lavoro domestico, filippini e donne ucraine.
C'è chi le chiama sguattere e chi le paga in nero. Loro, lavorano con dignità e senza futuro: come le "servette" venete del dopoguerra, o come Irina e le altre, in coda per il sacchetto dei panini.
La guida di Sant'Egidio "Dove mangiare, dormire, lavarsi" compie vent'anni, l'edizione 2016 è stata stampata in 4.000 copie distribuite gratuitamente ai senza dimora e agli operatori dei servizi pubblici o di volontariato che li assistono. Sono 135 pagine formato tascabile, piene di indirizzi utili:18 mense, 13 dormitori, 4 presidi per bagno e doccia, ambulatori, centri di ascolto e molto altro.


[ Bruno Viani ]