Mariti divorziati in fila per un pasto: sono i nuovi poveri

L'iniziativa
La Comunità di Sant'Egidio analizza il fenomeno clochard. E nasce la guida dell'assistenza

Sono i divorziati italiani i nuovi poveri. Due affitti, gli alimenti da corrispondere e poi le spese personali per mandare avanti la propria vita. Insomma le entrate restano uguali e le spese si moltiplicano. E quando il lavoro diminuisce o manca del tutto, la situazione diventa «vulnerabile e così si trovano in strada».
La Comunità di Sant'Egidio, rappresentata da Benedetta Ferone ed Antonio Mattone, ha lanciato ieri l'allarme: tra le categorie che oggi necessitano di aiuto, ci sono i separati, soprattutto i più giovani e quelli che hanno perso il lavoro. Poi ci sono gli immigrati che spesso tentano di ritornare al loro Paese, di ricongiungersi con i parenti o sono senza permesso di soggiorno e ancora gli anziani che vengono lasciati soli. A loro si rivolge la decima edizione della guida messa a punto dalla Comunità di Sant'Egidio in collaborazione con il Pio Monte della Misericordia. Si tratta di un piccolo libricino tascabile di facile consultazione in cui si può trovare un posto per mangiare, dormire o semplicemente lavarsi. Un libro che diventa il simbolo di una rete sociale, come sottolinea Fabrizia Paternò una dei sette responsabili del Pio Monte della Misericordia, che la Comunità di Sant'Egidio cerca di tessere con tutte le altre istituzioni cittadine restando ancorata al territorio ma soprattutto adeguandosi a quelle che sono le esigenze di oggi. E quest'anno l'iniziativa assume un significato ancora più pregnante: il giubileo della Misericordia voluto da Papa Francesco è la cornice in cui il volontariato deve diventare ancora più impegnato nell'aiuto ai poveri. Ed è in questa ottica, infatti, che la collaborazione con il Pio Monte della Misericordia, un'istituzione fondata all'inizio del 1600 da sette giovani napotetani, assume particolare rilievo. E sono riecheggiate nelle stanze della scuola delle arti e dei mestieri, in maniera assordante le parole con cui Papa Francesco ha indetto il Giubileo della Misericordia. «Non cadiamo nell'indifferenza che umilia, nell'abitudinarietà che anestetizza l'animo. Apriamo i nostri occhi per guardare le miserie del mondo, le ferite dei fratelli e sorelle privati della dignità e sentiamoci provocati ad ascoltare il loro grido di aiuto».
Il Papa incita a mettersi al servizio degli altri ed è in questa ottica che l'iniziativa della guida ha trovato la sua dimensione. Solidarietà concreta deiservizi ai poveri; è così che la Comunità di Sant'Egidio intende mettersi in gioco al servizio degli altri senza egocentrismi. Ma al di là delle enunciazioni sono le iniziative concrete che tengono banco. Dove mangiare, dove dormire, dove lavarsi. A Napoli sono oltre 500 i luoghi censiti dalla guida definita la «Michelin per i poveri» distribuita su tutto il territorio in 3.500 copie: 22 sezioni contenenti 51 mense, 27 dormitori, 27 centri docce e guardaroba, 25 ambulatori medici, 16 centri ascolto, 10 sportelli legali, 42 comunità e centri per le dipendenze da droga, alcol e gioco, 20 centri per immigrati, 13 scuole.
Ma per il 2016, proprio per la coincidenza con il Giubileo, la Comunità di Sant'Egidio lancia un appello alla città: «Ciascuno vigili o segnali le persone fragili o esposte al pericolo. Fermarsi e chiedere aiuto ai servizi sociali è un modo concreto per dimostrare di aver colto lo spirito delle parole di Papa Francesco». E non basta. La Comunità ha chiesto anche al comune un piano per fronteggiare l'emergenza caldo con l'apertura di luoghi di riparo diurni con docce e bagni pubblici. «Bisogna anche aumentare il numero dei posti letto - concludono gli esponenti della Comunità - oggi sono solo 350 di cui il 95 per cento disponili solo per accoglienza notturna. Numeri irrisori se si tiene conto del fatto che solo una persona su 6 trova ospitalità, i senza dimora censiti sono oltre 2000».
La Comunità di Sant'Egidio chiede anche una ricollocazione degli emarginati e dei disoccupati adulti e per questo propone di utilizzare la formazione professionale.


[ Maria Elefante ]