Bergoglio ricorda padre Jacques: è Beato il primo martire dell'Isis

Una foto di padre Jacques, appoggiata a due ceri, sull'altare di Santa Marta. Sgozzato come un agnello il 26 luglio a Rouen, beatificato ieri mattina da Papa Bergoglio. Si tratta del primo martire dell'Isis riconosciuto dalla Chiesa a tempi di record benché in modo un po' irrituale rispetto alle procedure. Nonostante il Papa non abbia ancora firmato nessun decreto nei fatti padre Jacques Hamel è stato riconosciuto martire perchè ucciso in odium fidei, proprio come i primi santi cristiani. «E' già beato». E al vescovo di Rouen, Dominique Lebrun, che alla messa mattutina era presente assieme ad un gruppo di fedeli e con alcuni familiari dell'anziano prete ucciso, Francesco ha sciolto ogni dubbio sulla sua santità, i tempi sono maturi per diffonderne il culto. Nelle chiese di Rouen sarà possibile esporre la foto di padre Jacques. «Se qualcuno avrà qualcosa da ridire, può spiegare che è stato autorizzato dal Papa ad esporre l'immagine. E' già beato». Un atto simbolico di grande valore al quale è seguito l'anatema contro gli estremisti islamici. «E' satanico uccidere in nome di Dio. Quanto mi piacerebbe che tutte le confessioni religiose dicessero: uccidere in nome di Dio e' satanico!» Una condanna durissima contro chi strumentalizza la religione a scopi politici per seminare il terrore, per spazzare via vite innocenti, per distruggere la speranza di una possibile convivenza a intere comunità.
Le stesse parole di condanna sono state utilizzate dalle massime autorità sunnite dopo gli attentati del Bataclan e di Rouen. Ahmed Al Tayyeb, imam della grande moschea di Al Azhar, del Cairo, non ha alcun dubbio nel ravvedere l'azione del maligno. «L'Isis è una organizzazione terroristica satanica. Che compie azioni tenebrose» aggiungendo che per loro la punizione coranica è il taglio incrociato della mano destra e del piede sinistro: «i terroristi devono essere uccisi, e bisogna tagliare loro mani e piedi». Al Tayyeb è la più alta autorità islamiche invitata da Sant'Egidio ad Assisi al G8 delle religioni che si aprirà domenica prossima. Non ci sono ancora conferme sicure sulla sua presenza, per ora solo buone possibilità che sia presente nella piazza dell'antico convento, assieme a tutti gli altri leader religiosi e al Papa per siglare un patto antiterrorismo.
Le fedi unite per la pace, un rito che si ripete per diffondere una cultura univoca, per immunizzarsi dal virus del fanatismo. Nell'elenco del G8 delle fedi ci saranno anche il grande imam del Pakistan, il patriarca ortodosso Bartolomeo, Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, il rabbino capo di Israele, Meir Lau. Non sarà solo una preghiera per la pace (ognuno pregherà per conto proprio, in silenzio, per non dare adito a critiche sincretiste) ma un vero e proprio patto frutto della comune volontà di ricordare le vittime del terrorismo, per neutralizzare i rischi della strumentalizzazione senza una piattaforma comune basata su rapporti umani più fluidi, fiduciosi, rispettosi.
Papa Francesco trent'anni dopo Giovanni Paolo II torna così a celebrare lo «spirito di Assisi». All'apertura della cerimonia, domenica, sarà presente il presidente Sergio Mattarella. Durante i panel previsti anche tre ministri: Andrea Orlando, Stefania Giannini, Gianluca Galletti. Intanto i familiari di padre Jacques, scelgono parole commosse. La sorella Rosine non ha dubbi: «Dobbiamo pregarlo perché ci dia la fraternità e la pace e anche il coraggio di dire la verità: uccidere in nome di Dio è satanico. Lo dicano anche ad Assisi».


[ Franca Giansoldati ]