Le religioni sono fonte di speranza per chi ha sete di pace

All'incontro dei leader religiosi anche dodici rifugiati provenienti da paesi in guerra e accolti dalla Comunità di S. Egidio

Sant'Egidio ha tenuto idealmente accesa la fiamma dello spirito di Assisi chiamando a raccolta ogni anno i leader delle religioni mondiali in capitali e città europee. Dopo trent'anni, questa ideale carovana di pace è tornata ad Assisi, con la presenza di un papa che porta il nome del santo Poverello e con la cornice di un mondo ferito da violenze, migrazioni di massa, terrorismo, nel corso di quella che il Pontefice ha efficacemente descritto come «la terza guerra mondiale a pezzetti».
Dopo tre giorni di incontri e preghiere, aperti da una cerimonia alla presenza del presidente Mattarella, martedì scorso i leader religiosi sono stati raggiunti da Francesco che ha pranzato con i capi religiosi e le personalità. Tra di loro anche dodici rifugiati provenienti da paesi in guerra, attualmente accolti dalla Comunità di Sant'Egidio: Rasha, con la figlia Janin di sette anni, arrivate in Italia nello scorso febbraio con i corridoi umanitari di Sant'Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche e Tavola Valdese vivevano in un campo profughi alla periferia di Damasco fino alla fuga in Libano. Con loro cinque cristiani siriani; Fadi e Ruba, cattolici assiri che col figlio undicenne Murkus, sono fuggiti da Hasake; gli armeni Osep, Kevork e Tamar, insegnante siriana fuggita da Aleppo; le nigeriane Paulina ed Evelyn; l'Eritrea Enes e il ventitreenne maliano Alou, sopravvissuto a un terribile viaggio su un barcone dalla Libia alla Sicilia.
«Noi non abbiamo armi - ha detto papa Francesco di fronte ai leader religiosi - crediamo però nella forza mite e umile della preghiera». Le tradizioni religiose differenti, nello spirito di Assisi non divengono motivo «di conflitto, polemica o di freddo distacco», non si confondono nel sincretismo, ma pregano gli uni accanto agli altri per affermare che la pace è al cuore di ogni fede e per disinnescare l'uso strumentale delle religioni fatto da terroristi e politici. «Noi qui, insieme e in pace, crediamo e speriamo in un mondo fraterno - ha detto ancora il Papa - desideriamo che uomini e donne di religioni differenti, ovunque si riuniscano e creino concordia, specie dove ci sono conflitti. Il nostro futuro è vivere insieme. Ci rivolgiamo anche a chi ha la responsabilità più alta nel servizio dei popoli, ai leader delle nazioni, perché non si stanchino di cercare e promuovere vie di pace, guardando al di là degli interessi di parte e del momento: non rimangano inascoltati l'appello di Dio alle coscienze, il grido di pace dei poveri e le buone attese delle giovani generazioni».
Per Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità di Sant'Egidio, che ha raccolto l'intuizione di Giovanni Paolo II in trent'anni di incontri nello spirito di Assisi, e che ha accolto il Pontefice nella visita in Umbria, le religioni sono «fonti di speranza per chi ha sete di pace, perché ogni comunità religiosa, che prega, può liberare energie di pace». E ricordando le parole di papa Wojtyla, nel 1986 ha affermato: «tutti possono essere artigiani di pace con la forza debole della preghiera e del dialogo. Le religioni sono chiamate a maggiore audacia per eliminare per sempre la guerra che è madre di tutte le povertà».


[ Sergio Casali ]