Il caldo cuore di Trastevere

Una notte con i clochard a san Calisto
Subito dopo l'Epifania, l'emergenza freddo ha spinto la Comunità di Sant'Egidio ad aprire San Calisto in Trastevere per dare riparo notturno alle persone di strada che non hanno altro rifugio. La chiesa e i locali attigui, in zona extraterritoriale, sono di proprietà della Santa Sede.

L'appuntamento è alle 20 nel cuore di Trastevere. Il termometro segna qualche grado in più ma il freddo è ancora forte e pungente. Mentre aspettiamo un volontario della Comunità di Sant'Egidio, una piccola folla di senza dimora si è radunata nella piazza e attende l'apertura della chiesa di San Calisto, che da sabato 7 gennaio offre riparo dal gelo alle persone di
strada. Di origini antiche, la chiesa e i locali annessi sono di proprietà della Santa Sede, mentre l'attuale edificio risalente al diciassettesimo secolo è una Rettoria connessa alla parrocchia di Santa Maria in Trastevere, affidata alla Comunità che vi svolge attività di culto e di catechesi. Qui, ogni sera i volontari dispensano con generosità bevande calde, indumenti puliti e parole di conforto alle trenta persone, fra italiani e stranieri, uomini e donne, attualmente ospitati nella chiesa e in sagrestia.
Sotto la volta affrescata da Antonio Achilli, raffigurante la "Gloria di san Calisto", ci sono tanti letti ad accoglierli quante sono le loro vicende umane, tutte diverse e in fondo simili.
«Lavoravo come magazziniere ma ho perso il lavoro», racconta Giovanni, un uomo di mezza età con lo sguardo tenero e fragile di un bambino. La perdita del lavoro ha coinciso con una crisi familiare prima e la scelta di andar via di casa poi. Da allora non ha più un tetto sotto il quale dormire. Ha tre figlie e la speranza di riabbracciarle è la sua unica ragione di vita. «Vivono a Roma ed è per questo che mi sono spostato qui. Spero di incontrarle presto, ma non ora, non voglio che mi vedano in questo stato».
ASSICURATO ANCHE UN PASTO.
Gli ospiti di San Calisto hanno la possibilità di cenare nella vicina mensa di via Dandolo, dalle 19 in poi, e quindi accedere alla chiesa tra le 20 e le 22. La sveglia è alle 8 di mattina, mentre
i volontari della Comunità garantiscono un'accoglienza lungo tutto l'orario di apertura, anche di notte. I volontari sanno bene che ogni ospite ha una storia a sé, di cui prendersi cura sotto ogni punto di vista, materiale e spirituale, per questo motivo dopo i primi giorni di accoglienza la Comunità cerca situazioni più stabili.
PER RICORDARE MODESTA.
Il freddo è costato la vita a due donne senza dimora, Paola e Amantina, decedute nei giorni scorsi nel quartiere di Tor Marancia a Roma. Esattamente 34 anni fa, il 31 gennaio 1983, Modesta Valenti moriva alla stazione Termini per omissione di soccorso da parte del personale dell'ambulanza, che si rifiutò di curarla a causa delle sue condizioni igieniche. Da allora, ogni anno la Comunità di 
Sant'Egidio dedica il ricordo di Modesta a tutti coloro che sono deceduti per strada a causa della mancata accoglienza.
«Abbiamo chiesto fortemente l'apertura delle stazioni ferroviarie perché sono quelle veramente riscaldate dove tradizionalmente i poveri trovano riparo, ma per il momento questa possibilità non ci è stata concessa. Non è nostra abitudine lamentarci ma stavolta si poteva fare un'eccezione», dichiara Carlo 
Santoro, volontario della Comunità di Sant'Egidio.
«Un tempo veniva aperto un tendone a Castel 
Sant'Angelo. Era un'ottima soluzione, che metteva a disposizione cento posti letto», prosegue Santoro. «Questa è un'emergenza e così andrebbe trattata, ma di fatto c'è una certa difficoltà a programmare per tempo l'apertura di strutture centrali che i poveri possano raggiungere facilmente. Per fortuna sul nostro esempio si stanno attivando altre congregazioni e associazioni». Tra questi i Padri giuseppini del Murialdo, che dal 16 gennaio hanno messo a disposizione il Pontificio Oratorio di San Paolo per ospitare i senza dimora.
La giornata sta volgendo al termine e gli ospiti riposano al caldo, lasciando fuori da quelle mura, almeno per una notte, le immagini e le sensazioni di una città distratta che troppo spesso si dimentica di loro.


[ Patrizia Ruscio ]