Ponti aerei umanitari. Sant'Egidio accoglie il millesimo profugo

Dalla Siria a Roma
Al sicuro. L'alternativa ai barconi verrà potenziata. Famiglie distribuite in dodici regioni

La piccola Yasmine, due anni, rincorre il suo palloncino arancione finché non riesce ad acchiapparlo e poi ride. II giovane Johnny riabbraccia dopo due anni il fratello Yousef e la neo-sposina Arev, il bouquet tra le mani e le bomboniere da offrire a tutti. Intorno a loro sorrisi e lacrime, un grande unico abbraccio tra mogli, mariti, nonni, famiglie divise da troppo tempo dalla guerra. È sempre forte la commozione all'arrivo dei profughi siriani all'aeroporto di Fiumicino per il progetto dei «Corridoi umanitari» creati e autofinanziati dalla Comunità di Sant'Egidio insieme alla Federazione delle chiese evangeliche in Italia e dalla Tavola Valdese e grazie al protocollo d'intesa con i ministeri degli Esteri e dell'Interno. Un'alternativa all'eccidio dei barconi che si è dimostrata un tale successo da essere imitata ora in tutta Europa.
Ieri allo scalo di Roma erano in 125 i cittadini siriani in fuga dal loro Paese, 47 nuclei, tanti i bambini (54) e tutti a sventolare il tricolore come fosse un giocattolo. Ora partiranno per dodici regioni italiane, ospitati da parrocchie, comuni e famiglie. Proprio sull'accoglienza e sull'apprezzamento di questo progetto si è soffermato il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, ricevendo i «suoi» ospiti: un «progetto che ha unito tutti, in tempi in cui il tema immigrazione divide» ha detto parlando di «porte che resteranno aperte».
I «Corridoi umanitari», infatti, hanno vinto la sfida: mille siriani portati in un anno al sicuro in Italia come da accordi con il governo. Con lo sforzo di tutti, da Alitalia ad Aeroporti di Roma alla polizia. E ora si può replicare l'esperienza, come ha confermato il viceministro degli Esteri, Mario Giro, perché è un progetto che «ha convinto gli italiani che solidarietà e sicurezza possono viaggiare insieme».
Khalid ha solo un mese e 10 giorni, racconta papà Mohammed, che parla della fuga dai campi profughi del Libano: «Forse un giorno potremo far conoscere la Siria libera a nostro figlio», spera. «Vengono da esperienze terribili, è una gioia vederli al sicuro. E' un sogno nato due anni fa e oggi diventato realtà» aggiunge emozionata Daniela Pompei, responsabile dei servizi ai migranti di Sant' Egidio.


[ Valeria Costantini ]