Medici volontari e antinfluenzale. La vaccinazione a chi vive in strada

La campagna avviata dalla Comunità S.Egidio. Per i senza dimora è spesso il primo contatto con il sistema sanitario

Per la maggior parte di loro, gli invisibili, non è solo un vaccino antinfluenzale: è un salvagente. Il primo contatto con un medico, dopo anni. Con il sistema sanitario nazionale, e con la società che fa finta di non vederli. Prima di affrontare la questione della profilassi con i senza dimora, infatti, i volontari della Comunità di Sant'Egidio devono superare un muro di paura, di diffidenza. «Spiegare di cosa si tratta, anche perché deve essere una libera scelta - spiega Maurizio Scala - e poi, se hanno una brutta tosse, o altri problemi, proponiamo una visita, sempre gratuita, al nostro ambulatorio».
E' la prima volta che una campagna di vaccinazioni gratuite contro l'influenza di stagione si rivolge agli ultimi, coloro che vivono per strada. Il capoluogo ligure è una delle cinque città italiane - insieme a Roma, Napoli, Messina e Padova - in cui Sant'Egidio in via sperimentale sta mettendo in atto una campagna di vaccinazione gratis contro il virus influenzale. «Per molti, il vaccino è un modo per riallacciare un rapporto con il sistema sanitario nazionale, dal quale sono fuori da anni - racconta Scala - queste persone non hanno un medico di base». A Genova, i senza dimora sono sempre di più. «Quasi 800 persone, più 350 accolti nei dormitori - spiega Scala - noi di Sant'Egidio ne incontriamo altri 200, ma poi ce ne sono altrettanti che non raggiungiamo. Vivono in alloggi di fortuna: bassi del centro storico, oppure anfratti, casupole precarie nelle valli».
Sabato, i primi trenta senza dimora si sono vaccinati con i medici volontari nell'ambulatorio che la Comunità ha aperto da ottobre in Salita Durazzo, al Carmine: vicino al centro di via Vallechiara, dove per tre giorni alla settimana 150 persone per volta si mettono in coda per un panino. Le dosi a disposizione, per Genova, sono un centinaio. «Sabato ci sarà un'altra giornata di vaccinazioni - spiega Scala - e così ancora per un paio di settimane». Sì, perché chi vive per strada è più esposto. E una semplice influenza può andare incontro a complicazioni: la febbre può portare a bronchite, polmonite.
Sono relativamente giovani, gli invisibili: «Persone tra i 40 e i 60 anni, quasi sempre uomini - continua Scala - italiani e stranieri, questi ultimi soprattutto nordafricani o provenienti dai Paesi dell'Est: Polonia, Slovacchia, Ungheria». Il lavoro, per i medici volontari, non consiste solo nel somministrare la dose di vaccino: ma nello spiegarne l'utilità, e poi convincere con delicatezza il paziente a farsi visitare ancora, in modo più approfondito, nell'ambulatorio di Salita Durazzo che apre proprio per loro anche il giovedì pomeriggio.
Un servizio che da un mese e mezzo si è sdoppiato: perché la domanda cresce. «In via Vallechiara continuiamo a distribuire i pasti freddi a pranzo, per tre giorni a settimana - spiega Scala - mentre negli altri giorni c'è la mensa a Santa Sabina, alla quale si presentano 500 persone per volta. E ora, c'è il nuovo servizio di Salita Durazzo: dove distribuiamo vestiti, e abbiamo aperto anche l'ambulatorio medico gratuito».
Con l'inverno che si avvicina, e i fondi pubblici per il sociale in cronica sofferenza, la rete di associazioni - cattoliche e non solo - si fa sempre più fitta, per fronteggiare un bisogno crescente. E' proprio per questo che l'ospedale Galliera - il cui pronto soccorso è il più vicino al centro storico - ha intensificato la collaborazione con Caritas-Auxilium, Ceis, Migrantes, Comunità di Sant'Egidio, alcune parrocchie, San Marcellino, Massoero 2000, Croce Rossa, Il Ce.Sto: convenzioni per dirottare chi è senza dimora o che vive in case fredde in strutture adatte a una convalescenza. «Per due sere alla settimana i nostri medici e infermieri accompagnano gli operatori di San Marcellino sul pulmino che porta coperte, cibo e compagnia ai senza dimora - spiega il direttore del pronto soccorso del Galliera Paolo Cremonesi - e si trovano davanti persone affette da patologie legate al disagio: denutrizione, ulcere, affezioni respiratorie».


[ Erica Manna ]