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Corriere della Sera - Ed. Roma

30 Giugno 2010

Solidarietà - Il riconoscimento consegnato alla madre Janeth: «Proseguirò la sua battaglia»

Storia di William, eroe semplice

Il premio Colomba d'oro al giovane del Salvador ucciso dalla mafia. Lavorava con Sant'Egidio, strappava i bambini alla delinquenza

 
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Si chiamava William, aveva 21 anni e viveva a Apopa, uno dei quartieri più poveri e pericolosi di San Salvador. Lavorava con la Comunità di Sant'Egidio, attiva fin dal 1986 in quel Paese piccolo e martoriato da violenza, guerre civili e catastrofi naturali. Lui era uno di loro, con una grande fede e altrettanto grande desiderio di essere vicino ai poveri e agli infelici.

Lo hanno ucciso il 28 settembre 2009, un colpo al' cuore sulla porta di casa: le maras, le associazioni mafiose locali, violente e sanguinarie, temevano la sua capacità di sottrarre bambini e ragazzi al vivaio della delinquenza.

Il delitto avvenne sotto gli occhi della madre Janeth: che ha 48 anni, altri tre figli, un nipotino. E in questi giorni è a Roma per ritirare il Premio Archivio disarmo per la pace Colombe d'Oro, che la giuria presieduta da Rita Levi Montalcini ha deciso di assegnare alla memoria di William Alfredo Quijano Zetino, eroe semplice, coraggioso e allegro. Uno che portava a pranzo e a cena dalla mamma, venditrice ambulante di medicinali, decine di ragazzi di strada per poi parlare loro del Vangelo e della possibilità di riscattarsi attraverso lo studio e lo sport. «Uno di questi ragazzi è rimasto a casa mia per tre anni, poi ha trovato un lavoro - racconta commossa mamma Janeth, occhi scuri da india in un viso dolce e determinato - Si è sposato da poco, per me ormai è un altro figlio. E pensare che quando c'era William, un po' mi arrabbiavo con lui per tutto il da fare che mi dava». E quando non portava gente a casa, era lui che faceva il giro dei suoi protetti, oppure andava con la comunità a distribuire il cibo ai bisognosi: «Mi diceva, siamo poveri ma almeno abbiamo da mangiare. Dobbiamo pensare a chi non ha neanche quello». La realtà delle maras William la conosceva bene, ma non aveva paura. Sono bande formate da giovanissimi imbottiti di droga e coperti di tatuaggi, pronti a uccidere per niente: chi entra non può più uscirne, pena la vita per sè e tutta la famiglia. William a Natale si vestiva da Santa Claus per i bambini e negli ultimi tempi lavorava come promotore sportivo per una campagna del governo che tentava di strappare i ragazzi alla strada. Grazie allo stipendio si era anche iscritto all'università, facoltà di Legge. La madre di William ha deciso di portare avanti la sua battaglia, insieme a Sant'Egidio. «Vorrei trovare una casa, un po' fuori da Apopa, per ospitare i bambini e i ragazzi che non vogliono legarsi alle maras - gli occhi le si fanno un po' lucidi - Spero che Dio mi dia il cuore generoso che aveva mio figlio». In questi giorni è stata a Scampia e a Tor Bella Monaca: «
Ho detto ai giovani di stare lontano dal denaro facile, l'onestà rende liberi». Gli assassini del ragazzo sono già stati a loro volta uccisi: non ci sono indagini in corso, Janeth lo ha saputo da gente del quartiere. «Pochi giorni dopo la morte di William, qualcuno venne da me a propormi di vendicarlo uccidendo i killer. Ma io dico che Dio giudica, non noi. La vita breve di mio figlio ha avuto un senso, è stata importante per tanta gente. E solo questo conta».


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