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Il Nuovo Giornale

15 Marzo 2012

La disabilità si vince in cucina

 
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L’esperienza romana della Trattoria De Gli Amici, a Trastevere, nata dalla Comunità di Sant’Egidio, viene raccontata venerdì 9 marzo a Piacenza all’associazione Assofa.
Vogliono rilanciare l’idea che i disabili non hanno solo bisogno di assistenzialismo, ma possono diventare soggetti attivi nella società. Non zavorre, ma attori della crescita. Per crederci è bastato ripartire dai fornelli di una cucina, diventata un modello di inclusione straordinario, per guadagnarsi con impegno la loro dignità di lavoratori. Si tratta di una quindicina di ragazzi “speciali” diventati chef o  camerieri in sala, pronti a servire i clienti con competenza ed entusiasmo. Alla Trattoria degli amici, nel cuore di Trastevere a Roma, funziona così. E questa testimonianza è dedicata a tutte quelle famiglie che hanno tra i loro componenti un portatore di handicap e in qualche circostanza si sono sentite sole e impotenti davanti alle difficoltà di trovare un’occupazione.

La fortunata esperienza romana, nata nel 1998 grazie alla comunità di S. Egidio, sbarca a Piacenza venerdì 9 marzo alle 19.30, in un incontro dal titolo “Valgo anch’io”, un lavoro di qualità per persone disabili, organizzato dall’associazione Assofa, guidata da Giancarlo Bianchini. Nella sede della Veggioletta (in via Luigi Bay) viene inoltre proiettato un documentario della regista spagnola Maite Carpio che racconta la storia di questi ragazzi, ne rivela i desideri di realizzazione nella professione e nella vita privata, senza tuttavia avere la pretesa di ricevere sconti da nessuno. Se c’è infatti un preconcetto da abbattere è che questa di un ristorante che assume disabili sia l’ennesima iniziativa “umanitaria”: niente di più sbagliato, perchè qui si parla di lavoro e, soprattutto, di lavoro ben fatto, grazie a corsi di formazione a cui i ragazzi sono avviati costantemente con cuochi e sommelier che insegnano loro le arti del mestiere.

La genesi del progetto
“Dall’inizio degli anni Settanta - spiega Giuseppe di Pompeo, presidente della Cooperativa che gestisce il ristorante - la Comunità di Sant’Egidio ha incontrato molte persone con disabilità intellettiva. Con loro è nata un’amicizia profonda e disinteressata, che si è impegnata a comprendere e a farsi carico delle attese e delle difficoltà di ognuno: tra queste il problema del lavoro”.
L’attività commerciale, cominciata in maniera sperimentale con una piccola paninoteca, “ha fatto emergere con più chiarezza quanto i disabili possano lavorare in modo professionale. è vero che – continua Di Pompeo - si parte dal presupposto che  il lavoro è terapeutico, guarisce e, soprattutto, restituisce dignità, ma si va anche oltre”.
Un aspetto importante sul quale si vuole mettere l’accento è che la è proposta ai clienti come una scelta "diversa" se non per la qualità della sua offerta con succulenti piatti della cucina romana, fino a interpretazioni raffinate di ricette nazionali e internazionali.

"Il costo medio di un pasto. - racconta il presidente Di Pompeo- è di 25 euro; in una giornata i clienti arrivano a oltre un centinaio e l'unica differenza che notano sono le magliette che indossano i camerieri con la scritta "amico" sul petto, mentre sulla schiena si leggono le parole "capace, idoneo, abile", con un provocatorio punto interrogativo.
"Forse la differenza sta nel servizio ~ accenna con una nota di ironia Di Pompeo -; i ragazzi sono così contenti di lavorare che hanno la capacità' di entusiasmarsi davanti a una comitiva di venti persone che si presenta a sera inoltrata, magari dopo una giornata campale!".

L’esperienza piacentina 
Pur non avendo una trattoria così speciale come quella di Trastevere, l'esperienza piacentina nell'inserimento lavorativo dei disabili si "nutre" in gran parte del prezioso contributo delle cooperative sociali di tipo B. La madre di tutte è il Germoglio, suddiviso in più parti per offrire un servizio a tutto tondo, avviato 31 anni fa grazie all'intuizione dell'allora vescovo Manfredini. In particolare, il Germoglio Ambiente ha ,una trentina di dipendenti di cui 11 sono persone svantaggiate, soprattutto diversamente abili.  La lista delle realtà presenti sul nostro territorio è più lunga di quanto non si pensi: ci sono la cooperativa sociale agricola "Gli spinoni", "Gli eredi Gutenberg" nel settore industriale e dei servizi, "L'orto botanico" ad Alseno, solo per citarne alcune. "Il contatto con la terra, la cura delle piante e dell'allevamento delle galline - sottolinea il presidente del Germoglio Ambiente Mariano Cobianchi - si è rivelato importante per vincere i limiti e le difficoltà di relazione delle persone che lavorano qui".
Quello che si tende a sottovalutare, inoltre, è che rendendo queste persone economicamente autonome, si risparmia in termini di assistenza a carico dell'intera società.

II lavoro nobilita tutti
"Spesso i figli diversamente abili sono il traino economico dell'intera famiglia. A questo, ovviamente, si unisce un beneficio nella cura, grazie ai rapporti umani che si instaurano", osserva Cobianchi, che ha vissuto in prima persona l'inserimento positivo del fratello all'interno della cooperativa. Da lontano, nella serra si vede Lorenzo, uno dei veterani del gruppo. Chissà quanti altri come lui avrebbero dovuto vivere solo di "assistenza". E invece ha fatto ingresso nella cooperativa di via Bubba 23 anni fa. Dopo aver vissuto i lutti della madre e della sorella è rimasto solo, con il papà che non potrebbe vivere da solo. "Da questi esempi semplici - spiega Cobianchi - si capisce come questi figli siano una risorsa e abbiano il diritto di far emergere il loro talento, qualunque esso sia".

"Ho visto persone cambiare dal giorno alla notte solo per il beneficio di impegnarsi in un'attività", ha ricordato la responsabile del personale Manuela Silva, approdata al Germoglio da tre anni, dopo una lunga militanza all' Assofa. '
"Il prossimo passo in avanti è far progredire la legge 381 del '91 che disciplina le cooperative sociali -. Bisogna permettere - continua - che queste persone escano dal mercato del lavoro anche prima, considerata la condizione di maggiore fragilità' e offrire loro maggiori strumenti che le agevolino".
Tutte le preoccupazioni sul futuro e sulla necessità di maggiore attenzione da parte delle Istituzioni sui problemi che riguardano da tempo la disabilità sembrano dissolversi guardandosi intorno. Una sbirciatina dalla finestra e la vita in via Bubba continua ritmata: dalla serra al negozio di prodotti biologici, sono tutti intenti nelle loro attività, col sorriso stampato sul viso. E quello è compreso nel prezzo.
Sara Vigorita

Business ed etica possono convivere
(s. v.) Disabilità e lavoro sembra, di questi tempi, un binomio particolarmente difficile. In un tempo in cui trovare un' occupazione è un' operazione complessa anche a causa della' crisi economica, che coinvolge sempre più persone, parlare di inserimento lavorativo di chi ha una o più disabilità può sembrare quasi un lusso o un problema da affrontare in tempi migliori. .
"Ma il lavoro - insiste Di Pompeo è quella opportunità unica per il futuro, che non può essere negata a nessuno e la difficoltà a trovarlo è proprio uno dei sintomi della mancata inclusione sociale delle persone con disabilità".
La situazione, in generale, non è rosea per nessuno, ma Piacenza si attesta nella media. Dall'Ufficio di collocamento mirato della Provincia emerge che il numero degÌi iscritti alle liste arriva a quota 2000 (sono inseriti i lavoratori diventati disabili in seguito a incidente o malattia). Di questi, 1.600 sono immediatamente disponibili all'avviamento professionale. Anche se poi la media annuale di chi riesce a inserirsi è di 200 lavoratori circa. "Negli anni scorsi si riusciva a collocare fino a 40 soggetti in più", confessa il responsabile Luciano Biella.
Una considerazione, che tuttavia lascia ben sperare, è che nella schiera di quel 30% delle aziende "esonerate" dall'obbligo di assumere un portatore di handicap nel proprio organico (non avendo superato il tetto dei 25 dipendenti) ci sono quelle che si rendono disponibili comunque. Si parla in particolare dei settori della meccanica, dell' alimentare e dei servizi. "Le convenzioni con i privati - spiega Biella ci hanno aiutato molto in questo senso e molti inserimenti sono stati portati a buon fine". Rispetto a dieci anni fa si è inoltre verificata µn'apertura positiva: "Temevamo una resistenza nelle realtà medio-piccole, invece, rispetto alle aziende più strutturate, lì i lavoratori speciali hanno trovato un ambiente più accogliente e i rapporti si sono rivelati positivi e arricchenti".
Sul fronte nazionale, tuttavia, sono ancora molte le ditte che aggirano la legge 68/99 (la norma sul collocamento obbligatorio dei disabili) con mille espedienti, nella convinzione che un portatore di handicap sia un problema in più. Come denunciato da un sondaggio del sito www.superabile.it, il tasso di occupazione delle persone con disabilità in Italia è de 19,3%. L'ultima relazione in Parlamento sull'applicazione della legge rivelava che su 700mila persone iscritte, solo 31mila venivano impiegate.


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