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3 Maggio 2012

PAKISTAN, LA DONNA CRISTIANA CONDANNATA A MORTE

Perché non dobbiamo dimenticare Asia Bibi

 
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(di Andrea Riccardi)

Non si può dimenticare Asia Bibi, la giovane pakistana cristiana, in carcere dal 2009, accusata di blasfemia, che attende l`esecuzione della condanna a morte.
Asia Bibi è importante, nonostante sia "una ragazza da nulla", come lei si definisce. Lo è per Famiglia Cristiana che ha chiesto la sua liberazione. Di lei ha parlato anche il Papa, chiedendone il rilascio. Il rischio è dimenticarla.
I problemi del mondo sono tanti. Anche noi italiani abbiamo i nostri problemi. Ma il ricordo tiene in vita questa donna. La nostra attesa è che sia liberata al più presto.
Questa contadina cristiana è diventata il simbolo di una lotta per la libertà. Madre di cinque figli, ha vissuto una vicenda incredibile. Sola nel fondo del carcere, ha compiuto un cammino spirituale che la fa resistere all`odio: «in un primo momento, quando mi hanno sbattuto in prigione», ha raccontato ad Asia News, «ero arrabbiata e meditavo vendetta. Poi ho iniziato a pregare e digiunare e, può sembrare strano, mi sono accorta di aver perdonato quelle persone che mi hanno incriminato».
Quale il suo crimine? Il 14 giugno 2009, ha bevuto acqua da un pozzo di un musulmano. Le donne musulmane l`hanno accusata di aver infettato il pozzo. Poi Asia è stata denunciata per "aver insultato" il profeta Maometto nella discussione. Conseguentemente è scattata contro di lei la legge sulla bestemmia.
Cinque giorni dopo quel terribile 14 giugno, Asia è stata rinchiusa in isolamento dentro il carcere, per essere poi condannata a morte. Il processo si è svolto sotto le pressioni dei fondamentalisti e si dubita della sua correttezza.
È stata anche prospettata ad Asia la conversione all`islam come via per salvarsi. In favore di Asia Bibi sono intervenute significative personalità pakistane: il ministro delle Minoranze, il cattolico Shahbaz Bhatti, e il governatore della Provincia del Punjab, Salman Taseer, musulmano e uomo giusto. Il governatore ha visitato Asia Bibi in carcere, dichiarando che l`accusa contro di lei era una falsità e che la legge sulla blasfemia incoraggiava le derive criminali ai danni dei cristiani e dei più indifesi. I fanatici lo hanno ucciso per questo atteggiamento di rettitudine morale. Hanno assassinato pure Shahbaz Bhatti, che aveva consacrato la sua vita alla difesa delle minoranze emarginate.
Bhatti sosteneva che il Pakistan non era nato come un Paese islamista e che la legge sulla blasfemia contrastava i principi fondativi dello Stato. È proprio quanto i fanatici non accettano: Asia è per loro un simbolo da colpire. Allora ricordare questa giovane donna è importante: difenderla vuol dire anche ricordarsi dei cristiani colpiti dall`accusa di blasfemia o discriminati in Pakistan. Asia ha lanciato una semplice richiesta, perché non la si dimentichi nella prigione: «Vi chiedo di continuare a pregare, perché possa ritornare con la mia famiglia».


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