Una domanda pone il convegno "Chiesa di tutti e particolarmente dei poveri"' da ieri in corso a Napoli: come essere Chiesa dei poveri in questo tempo? Forse la testimonianza di Luigi R., ex detenuto, può fare luce. Visitato in carcere a Roma dalla Comunità di Sant'Egidio, Luigi racconta di avere ritrovato fede, speranza, forza, famiglia: «Legami -dice- su cui investire più forte specie ora che nella società emerge la follia».
Il nostro tempo purtroppo «rischia l'eclissi della cultura della solidarietà» riconosce Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant'Egidio, che con l'arcidiocesi di Napoli e con la Comunità Papa Giovanni XXIII ha organizzato l'incontro cui partecipano gli "Amici dei Poveri", 160 organizzazioni quotidianamente impegnate accanto ai più deboli. Senza solidarietà, è la tesi, «la società si disumanizza». I cristiani sono quindi chiamati ad agire «in quanto famiglia di Dio» sottolinea monsignor Francesco Soddu, direttore Caritas italiana: «Il modello di famiglia ci propone la legge della solidarietà tra i membri, il colloquio e il dialogo, la condivisione, l' attenzione privilegiata ai più deboli».
Famiglia che comprende il mondo immerso nella crisi economica dove la povertà, seppure in modo diverso, è ovunque. Mettere da parte egoismo e meschinità è l'invito di Kostis Dimtsas, presidente di Apostolì, fondazione voluta nel 2010 dall'arcivescovo ortodosso di Atene e di Grecia Ieronymos per fronteggiare la crescente crisi sociale. «È il momento- richiama -che i cristiani d'Europa si uniscano per rispondere con un unico sentimento di amore per i poveri».