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6 September 2014

La pace è il futuro: intervista al prof. Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio

 
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Oltre 300 leader delle grandi religioni mondiali si incontreranno da domenica 7 a martedì 9 settembre ad Anversa (Belgio) per partecipare alla XXVIII edizione dell’Incontro Internazionale Uomini e Religioni promosso dalla Comunità di Sant’Egidio sul tema ‘La pace è il futuro: religioni e culture in dialogo cento anni dopo la prima guerra mondiale’.  La scelta della località, nel tragico anniversario di un conflitto che ha insanguinato l’intera Europa, risponde all’esigenza di portare lo ‘spirito di Assisi’ nel mondo di oggi, senza smarrire la memoria della storia ma anche senza rinunciare all’impegno nel presente.

L’Incontro si svolge mentre scontri armati insanguinano il Medio Oriente, l’Europa dell’Est, l’Africa Settentrionale, dando luogo a tremendi drammi umanitari che provocano un flusso incessante di rifugiati e minacciano la sicurezza stessa dell’Europa e dell’intero Occidente. Alla cerimonia di apertura, nello Stadsschouwburg di Anversa, nel pomeriggio di domenica 7 settembre, prenderanno la parola il vescovo di Anversa, mons. Johan Bonny, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, prof. Andrea Riccardi, il Presidente del Consiglio Europeo, Herman Van Rompuy, lo scrittore polacco, Zygmunt Bauman, il patriarca siro-ortodosso di Antiochia, Ignatius Aphrem II e il Gran Mufti della Repubblica araba d’Egitto, Shawki Ibrahim Abdel-Karim Allam. Porterà la sua testimonianza la parlamentare irachena Vian Dakheel, rappresentante della comunità yazida perseguitata dal califfato.

Sono poi in programma 25 tavole rotonde che vedranno la partecipazione di  leader religiosi e rappresentanti del mondo politico, culturale, socio-economico di paesi come l’Iraq, la Siria, il Kurdistan, la Nigeria, l’Ucraina, le Filippine: dall’Iraq, in particolare, il patriarca di Babilonia dei Caldei Louis Raphaël I Sako, Anwar Hadaya, del consiglio provinciale di Ninive, Kamal Muslim, ministro per gli Affari Religiosi del Kurdistan; dalla Siria l’arcivescovo Dionysius Jean Kawak; dal Pakistan il presidente dell’alleanza di tutte le minoranze del paese Paul Bhatti e il membro della Corte Suprema Mohammad Khalid Masud; dall’Iran il Presidente dell’Istituto per il dialogo interreligioso Sayyed Mohammad Ali Abtahi; dalla Nigeria il Cardinale John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, l’arcivescovo Ignatius Ayau Kaigama, l’emiro Mohamed Sambo Haruna, il pastore James Wuye; dall’Ucraina il vescovo Nikolaj, dalla Russia il metropolita Pavel del Patriarcato di Mosca.

L’Incontro Internazionale si concluderà martedì 9 con una Preghiera per la Pace in luoghi diversi secondo le diverse religioni presenti, una processione e la proclamazione sulla ‘Grote Markt’  dell’Appello di Pace 2014. Al Presidente della Comunità di Sant’Egidio, prof. Marco Impagliazzo, docente di Storia contemporanea nell’Università per Stranieri di Perugia, abbiamo chiesto di spiegarci se a 100 anni dalla Prima Guerra Mondiale la pace è veramente il futuro:

“Certamente. Ne siamo pienamente convinti, anche se adesso viviamo in un clima di guerra che sembrerebbe dire che il conflitto è presente anche nel futuro dell’umanità. Un destino a cui ci ribelliamo con tutte le forze della nostra passione e della nostra fede. Ci incontriamo ad Anversa, nel cuore dell’Europa, con donne e uomini di buona volontà proprio per ribadire che senza pace non c’é un futuro per l’uomo di oggi.

Ce lo dice la storia del XX secolo appena trascorso, che è iniziato con la tragedia della prima Guerra mondiale che ha avuto conseguenze terribili sul piano umano: 14.000.000 di morti nel conflitto, altrettanti invalidi e mutilati, milioni di profughi e il tarlo di una radicale sfiducia nella coabitazione tra popoli, culture e tradizioni religiose diverse, che ancora corrode l’intera umanità.
E’ proprio per combattere questa terribile deriva conflittuale che abbiamo deciso di tenere quest’anno il nostro Incontro Internazionale di preghiera per la pace in Belgio, dove la Grande Guerra fece le sue prime vittime. Oggi, a distanza di cento anni, Anversa presenta un carattere multi religioso e multietnico che è l’antidoto migliore contro ogni forma di intolleranza ed ogni pretesa di egemonia. Il nostro Incontro non sarà un palcoscenico per dibattiti teologici o accademici, ma, ancora una volta l’occasione di un confronto a più voci, fra amici, sulle sfide epocali del nostro tempo. E la sfida della pace è senz’altro la più appassionante”.

Quale possibilità di dialogo esiste tra culture e religioni diverse?
“C’è sempre spazio per il dialogo, purché si abbia di mira il bene dell’uomo e il genuino spirito religioso che ispira tutte le grandi confessioni. Papa Francesco ci ha ricordato di recente che ‘non si porta l’odio in nome di Dio’: è un’affermazione forte, sula quale tutte le religioni devono riflettere. Nessuna guerra è santa, soltanto la pace lo è”.

Recentemente papa Francesco ha affermato che in certi casi è lecito fermare l’aggressore: con quali mezzi?
“Il Papa ha anche detto che non spetta a lui indicare i mezzi, e ha invocato un confronto diretto fra i governi nelle sedi internazionali per fermare quello che ha definito l’ ‘ïngiusto aggressore’. Non si tratta di uno scarico di responsabilità, ma dell’invito a valorizzare proprio quegli organismi multilaterali che nelle recenti crisi internazionali hanno mostrato di più i propri limiti. Il ruolo della Chiesa, in tutte le crisi mondiali è stato sempre di imparzialità attiva, cioè di pacificazione”.

Dopo 28 edizioni lo ‘Spirito di Assisi’ soffia ancora?
“Vorrei ricordare che lo ‘spirito di Assisi’ non è un’ideologia o la filosofia di un club di intellettuali, ma la passione che unisce uomini e donne e li spinge alla difesa della vita in ogni sua espressione, alla costruzione della pace, al servizio ai più poveri ed emarginati. Nell’ottobre del 1986 Giovanni Paolo II convocò nella città di san Francesco i leader religiosi mondiali per pregare insieme per la pace, gli uni accanto agli altri, gli  uni insieme agli altri.
Voleva togliere ogni giustificazione alla violenza religiosa, voleva che il tema della pace tornasse al cuore dell’impegno delle religioni. Da allora, questa esigenza non è mai venuta meno, e in tutti questi anni, siamo giunti al XXVIII, la Comunità di Sant’Egidio ha continuato a coltivare lo spirito di Assisi portandolo in tutti gli Incontri Internazionali che ha promosso. Lo faremo anche nei prossimi giorni ad Anversa”.


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