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18 Juni 2015

Oltre sessanta milioni i profughi nel mondo

Una nazione senza terra

 
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I profughi a causa di conflitti e persecuzioni sono ormai oltre sessanta milioni, il numero più alto di sempre. E la metà sono bambini. Se fossero una Nazione, si collocherebbe tra le trenta più popolose. Il numero emerge da un rapporto pubblicato oggi a Ginevra dall'alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr), secondo il quale già a fine 2014 rifugiati e sfollati interni erano 59 milioni e mezzo. E nei primi sei mesi di quest'anno le fughe da zone di guerra e di persecuzioni sono tutt'altro che diminuite.
Proprio nel 2014 si è registrato il maggiore aumento annuale. Nel 2013, infatti, i profughi censiti dall'Unhcr erano 51 milioni e duecentomila. La tendenza conferma un fenomeno epocale. Appena dieci anni fa, l'Unhcr riferiva di 37 milioni e mezzo di persone.
Va specificato che le cifre si riferiscono ai soli profughi che l'Unhcr riesce a raggiungere, censire e in qualche modo assistere. Altri rapporti, da ultimo uno dell'australiano Institute for Economics and Peace (Iep), forniscono numeri molto più alti. Secondo l'Iep, si tratta di almeno 73 milioni di persone.
I flussi dei profughi, come del resto quelli dei migranti per fame ai quali sono da tempo associati, sono soprattutto tra sud e sud del mondo. Meno rilevanti, sia pure anch'essi in netto aumento, sono quelli verso i Paesi del nord ricco del mondo.
Ciò nonostante, sembrano prevalere, in Europa e non solo, gli atteggiamenti di rifiuto e di respingimento, sui valori di umanità e di solidarietà che pure vengono solennemente dichiarati nelle Costituzioni e nelle convenzioni internazionali.
In attesa che il Consiglio Europeo della prossima settimana prenda decisioni che tutti giudicano ormai improcrastinabili, alle affermazioni di disponibilità continuano ad affiancarsi fatti in direzione diametralmente opposta. Ieri, nel giorno in cui l'Ungheria ha annunciato che costruirà una barriera lungo il confine con la Serbia per fermare il flusso di migranti e profughi, il primo ministro britannico, David Cameron, in visita in Italia, ha confermato che il suo Governo respinge le quote obbligatorie di accoglienza previste dal piano della Commissione europea, pur assicurando l'impegno del suo Paese nel fornire risorse e personale. Da parte sua, il premier lituano, Algirdas Butkevicius, si è detto disposto ad accettare 250 dei 710 profughi previsti per il suo Paese.
Intanto, un'agenda da proporre all'Ue in vista del vertice del 25 e 26 giugno è stata elaborata al termine dei lavori di Migramed, incontro organizzato a Tunisi per iniziativa di Caritas italiana in collaborazione con Caritas internationalis e Caritas Europa. L'agenda, i cui dettagli verranno definiti nei prossimi giorni, ruota intorno a quattro punti: no ai campi profughi nei Paesi nordafricani e alla cosiddetta esternalizzazione delle frontiere; una proposta realistica riguardo alle quote di profughi da ripartire tra i 28 Paesi dell'Ue (i quarantamila previsti dalla Commissione a fronte di quattrocentomila richieste annuali sono palesemente insufficienti); reinsediamento dei profughi attualmente nei campi dei Paesi terzi; canali d'ingresso tramite visti e decreti flusso.
Questa sera alle 18.30, infine, nella basilica di Santa Maria in Trastevere a Roma si terrà una veglia di preghiera in memoria delle vittime dei viaggi verso l'Europa. L'incontro, guidato dal presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, il cardinale Antonio Maria Vegliò, è promosso da Comunità di sant'Egidio, Aclí, Caritas italiana, Migrantes, Jesuit Refugee Service e Federazione delle Chiese evangeliche in Italia.


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