«Amate anche i fratelli dell'Isis» Il messaggio forte arriva da Rouen

Monsignor Lebrun: `Padre Jacques è morto come Cristo`

Mostra la foto di padre Jacques, assassinato in chiesa dai «soldati» dell'Isis. Ma insieme chiede «la grazia di amarli, come fratelli. Il che vuol dire che desidero ritrovarli nel Regno dei Cieli». E' un messaggio forte, un messaggio di pace quello che monsignor Dominique Lebrun, arcivescovo di Rouen, la diocesi francese in cui è stato assassinato a luglio padre Hamel, viene a portare ad Assisi nei tre giorni di incontro interreligioso. Prima seduto tra i vescovi cattolici nella Basilica superiore di San Francesco per la messa officiata da monsignor Domenico Sorrentino alla quale prendono parte anche ortodossi e protestanti. Poi monsignor Lebrun è al Teatro Lyrick, testimone d'eccezione di cosa significa vivere il terrorismo.
Voi lo avete vissuto sulla vostra pelle...
«Il dialogo non è morto, è morto padre Jacques. E' un sacrificio che assomiglia a quello di Cristo e Cristo continua a ispirare il nostro desiderio di dialogo. Padre Hamel appartiene alla schiera dei martiri. È beato, dice il Papa».
Monsignor Lebrun, cosa è venuto a testimoniare ad Assisi?
«Questo evento ci dà sete, sete di giustizia, sete di pace. E' stato un caso isolato ma rivela anche un mondo nel quale il male trova spazio. Siamo in un momento molto difficile ma la nostra speranza e la nostra volontà sono quelle di lavorare per un mondo di giustizia e di pace nel quale il male non troverà più spazio».
Ha parlato di giustizia. Quale, per padre Jacques e per tutti i cnstiani che hanno vissuto questo attacco?

«La giustizia della sua vita, sconosciuta, fedele al Vangelo, senza fare rumore, facendo il suo compito».
Lei crede sia in atto una guerra di religione?
«No. E' in atto un mondo, adesso veramente planetario, e allora questa nascita porta le sue scosse. Per me è il segno di una nascita nuova. Nessuno vuole più la guerra di religione I capi delle religioni di Francia hanno tutti dimostrato il loro rifiuto».
Anche i musulmani?
«Sì, sono venuti a salutarci nelle nostre chiese, in segno di riconoscenza del nostro lutto. E questo fa molto bene».
Tra le 511 delegazioni presenti, anche religiosi provenienti da Iraq e Siria I due «poli» della 'nuova' devastante guerra che sta combattendo il mondo. Harutium Salimian è un prete protestante arrivato dalla martoriata Aleppo: «La situazione in Siria non è buona, soprattutto ad Aleppo. Abbiamo pregato con la comunità ecumenica e la comunità di Sant'Egidio per la pace in ogni nazione e in particolare in Siria. Le grandi nazioni e i politici si devono farsi portatori di pace affinché la gente possa vivere in armonia e tolleranza in tutto il mondo e in particolare in Siria. I negoziati stanno avendo luogo in maniera intensa Tutti devono avere la volontà di sedersi intorno a un tavolo per avviare un reale cammino di pace».


[ Erika Pontini, Annalisa Angelici ]