Andrea Riccardi: Quant'è ancora vitale la visione meticcia del poeta senegalese Senghor

Andrea Riccardi / Religioni e civiltà
Ha messo insieme lingua e cultura della Francia con valori e tradizioni africane. Perché pensava che la "negritudine" dovesse anche trovare spazio in un orizzonte universale

C'era un meticcio chiamato Léopold Sédar Senghor. Non figlio di coppia mista. Anzi era un africano, nato in Senegal, quand'era colonia francese. Fu peraltro presidente del Senegal indipendente per vent'anni, dal 1960 al 1980. Era un meticcio di cultura. La sua storia è importante non solo come padre dell'indipendenza senegalese e uno dei rari presidenti africani che lasciò il potere spontaneamente, vivendo gli ultimi anni in Francia senza il conforto delle ricchezze che molti capi di Stato africani portano all'estero. Senghor rappresenta la cultura meticcia tra Africa ed Europa: una "art nègre", come diceva, in lingua francese. La sua grande opera letteraria è un meticciato di culture e sensibilità. È un patriota africano: lotta contro il colonialismo.
Più volte deputato in Francia, professore nell'università francese, e sostenitore di un'unione tra i Paesi africani e la Francia, si batte per l'indipendenza del Senegal. Un suo verso rimprovera la politica francese, mentre dice la sua stima per i valori della Francia: «Sì, Signore perdona la Francia che dice bene quale sia la via destra e cammina per sentieri obliqui...»

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[ Andrea Riccardi ]