Intervista con Andrea Riccardi. Un sacerdote ingenuo in un'Italia impaurita. Due cattolici a confronto

«L'Italia è impaurita E quel sacerdote è stato un ingenuo». Riccardi: politica incapace, servirebbe serietà

«Siamo di fronte a un passaggio nuovo per il nostro Paese. Ci siamo sempre pensati tutti bianchi, tutti cattolici. Negli ultimi quindici anni però sta avvenendo qualcosa che ci cambia molto. E non siamo preparati sul piano culturale». Lo storico Andrea Riccardi, ministro per la cooperazione e l'integrazione sotto il governo Monti e fondatore della Comunità di Sant'Egidio, descrive un'Italia oltremodo spaventata dal fenomeno dell'immigrazione. E lancia un appello al «senso di responsabilità».
Professor Riccardi, l'immigrato, lo straniero è al centro del dibattito pubblico. Qual è il quadro reale del Paese?
«Questa transizione storica cade in un momento in cui non abbiamo più reti sociali. I sindacati sono in crisi, i partiti non ci sono più. Cosa resta? La chiesa cattolica e la scuola, poco altro. Mancano le reti che aiutino gli italiani a capire. Non si è investito in formazione, non si è aiutato gli italiani a capire. Il risultato è che la percezione del fenomeno supera il fenomeno stesso, molti hanno la sensazione che l'Italia sia invasa, si sente dire che gli
stranieri sono milioni e milioni, che sono tutti musulmani, quando in realtà non è così».
Non crede che la fragilità dell'Italia vada oltre il dato culturale?
«Con la crisi economica, la globalizzazione, il terrorismo, è caduto il senso di protezione. La gente si allarma, si sente indifesa, spaesata. E se la prende con lo straniero. Se uno perde il lavoro è convinto che sia stato l'immigrato a portarglielo via. In realtà siamo in piena crisi demografica, abbiamo bisogno di immigrazione. Lo ha spiegato di recente Tito Boeri (il presidente dell'Inps, ndr) che senza stranieri non riusciremo a continuare a finanziare le nostre pensioni. Ma servono anche per le nostre fabbriche, le nostre famiglie».
Un messaggio difficile da far passare di questi tempi.
«In realtà siamo ad un passo da un sensibile miglioramento dell'economia, avremo presto bisogno di molte nuove braccia. Non sto dicendo che dobbiamo aprire le frontiere, dovremmo invece cominciare a fare gestione dei flussi, come avviene in altri Paesi. E non mi riferisco solo ai canali umanitari, ma anche alle migrazioni

economiche. Non solo, ma bisogna fare cooperazione, perché un giorno l'Africa potrebbe diventare un problema vero se non cominciamo ad aiutarla a crescere. La Merkel, giustamente, ha parlato della necessità di un grande piano Marshall per l'Africa, da noi invece si smonta quel poco di cooperazione che c'era».
E invece i nostri politici?
«I politici dovrebbero evitare di suscitare paure e invece spesso le alimentano. La destra grida contro gli stranieri, ma quando ero ministro e ho fatto una sanatoria per 130 mila irregolari, il governo Monti era appoggiato dal Pd, da Casini e anche da Berlusconi».
Non crede che le strumentalizzazioni ci siano anche a sinistra, in parte del mondo cattolico?
«Sul caso di don Biancalani, credo che il sacerdote sia stato ingenuo. Più in generale, se parliamo della sinistra, più che di strumentalizzazioni parlerei di mancanze: ho parlato apposta di incapacità di spiegare il fenomeno dell'immigrazione, di gestire i flussi, della necessità di fare cooperazione».


[ G.G. ]