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il Cittadino

15 April 2012

L`incontro di preghiera, organizzato come ogni anno dalla Comunità di Sant`Egidio, si è svolto nella Basilica dell`Annunziata

Martiri per la fede e la speranza

Mons. Palletti ha presieduto la veglia per i martiri del Novecento

 
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E' stato il Vescovo Ausiliare di Genova Luigi Panetti a celebrare, all`inizio della Settimana Santa, la veglia di preghiera in ricordo dei testimoni della fede nel Novecento, organizzata come ogni anno dalla Comunità dí Sant`Egidio.

Nella Basilica dell`Annunziata, affollatissima, si sono radunate centinaia di persone per fare memoria di
quanti in questi ultimi anni hanno offerto  la loro vita per il Vangelo. Una cerimonia commovente, scandita dai  nomi e dalle storie di vescovi, sacerdoti,  religiosi, laici dai cinque continenti:  missionari e catechisti, giovani  e anziani, cattolici, ortodossi, evangelici,  in un rosario di storie commoventi,
talvolta eroiche. "È vero che il  martire muore per la fede - ha spiegato  Panetti - ma è ancor più vero  che  muore nella speranza".  Il Vescovo ha ricordato le parole di  Papa Benedetto XVI nel messaggio
di inizio Quaresima, nella prima parte  del quale parla della vita di ogni  battezzato come un accostarsi nella  fede, un professare la speranza e un  esercitare la carità. "Il verbo professare  - ha spiegato Palletti - non è abbinato  alla fede, ma alla speranza, perché,  se è vero che la fede serve per accostarsi  in modo nuovo al mistero di Dio e dei fratelli, una volta accostati,  la fede deve essere vissuta. Bisogna  professare la speranza, ovvero viverla, tradurla nella concretezza della nostra
esistenza, permetterle di orientare  la nostra vita".

C`è una profonda attualità nelle parole del vescovo, che ha parlato a una  chiesa attenta e commossa, di fronte  all`icona del Volto Santo, davanti a cui  sono state deposte quattro croci, simbolo  del martirio vissuto da tanti cristiani  in tutti i continenti, e accese delle  candele, per dire che la luce della  testimonianza non si spegne nemmeno  di fronte alla violenza e alla morte.  "Tante nostre difficoltà, che non ci   permettono di dare una testimonianza  autentica - continua - non sono legate  a dubbi di fede, ma alla speranza,  perché la tentazione che abbiamo noi  così come i martiri, non è tanto quella  di chiedersi "c`è o non c`è Dio?",  quanto quella di affermare che "tanto  non cambia niente". Questa è la tentazione che nega la speranza". Ma è la  speranza che ha permesso a tanti credenti  di offrire la loro vita per la fede,  per l`aiuto ai poveri, per la lotta per la  giustizia e questo è un messaggio decisivo
per un mondo come il nostro che, ricorda ancora Panetti "è in crisi  di speranza".  Il commento alle Scritture ha poi lasciato spazio alla memoria di coloro che hanno dato la vita per il Vangelo: "una memoria preziosa e significativa,  proprio nel cuore della Settimana Santa".

Tanti i nomi che si sono susseguiti, mentre venivano accese delle candele sotto l`icona del Volto Santo e, ai piedi dell`altare, venivano deposte quat tro croci, una per ogni regione del mondo: dal prete ortodosso Basilus  Nassar, ucciso a 30 anni a Hama, in  Siria, il 25 gennaio, mentre soccorreva
un manifestante ferito, a suor Valsha John, 53 anni, uccisa il 15 novembre scorso nel villaggio di Pachwara, in India, per reazione alla sua attività di difesa della terra delle popolazioni locali, contro gli interessi delle compagnie minerarie di estrazione del carbone. Dal Sud Sudan di suor Angelina, della locale congregazione di Sant`Agostino, uccisa a 37 anni il 17 gennaio da militanti del Lord`s Resistance Anny mentre portava aiuti sanitari ai rifugiati all`America Latina di don Salvador Ruiz Inciso, parroco a Tijuana, città nel nord del Messico, ucciso nel maggio 2011 perché aveva alzato più volte la voce contro il racket della droga. I numeri di questo elenco di testimoni è impressionante: solo in Colombia, dal 1984 ad oggi sono stati assassinati due vescovi, 79 sacerdoti, otto religiose e religiosi e tre seminaristi a causa della violenza diffusa o per difendere i più poveri. Tra le memorie più care a Sant`Egídio c`è stata certamente quella di Shabhaz Bhatti, Ministro delle minoranze in Pakistan, cattolico, ucciso a 42 anni, il 2 marzo 2011, caro amico della Comunità, ma è tutta la lunga lista di nomi e di storie a rappresentare un`icona del cristianesimo vissuto e preso sul serio intante parti del mondo; come spiegano gli organizzatori, sono "quei cristiani che, anche a rischio della propria vita, non cessano di testimoniare che vivere insieme, tra gente di fede diversa, è possibile.

Lo fanno in tempi di grande inquietudine, mentre la storia si è rimessa in movimento in tante parti del mondo, nei crocevia del pianeta, dove soffia il vento della libertà o la sofferenza ancora stringe nella morsa tanti uornini e donne: la testimonianza forte e non violenta di questi nostri fratelli e sorelle
ci aiuta a cercare con maggior spirito evangelico il dono prezioso della pace". Tante le cerimonie organizzate contemporaneamente da Sant`Egidio in diverse città d`Italia e del mondo: da Savona (presieduta dal vescovo Vittorio Lupi), a Napoli, da Milano a Torino, da Parigi a Monaco, a Barcellona,
dove la veglia è stata presieduta dal cardinale Lluis Martinez Sistach.

A Roma è stato il cardinale Joào Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica a guidare  la preghiera e, di fronte alla memoria  dei testimoni del nostro tempo, ha voluto parlare anche lui di questo tempo "assetato di speranza": "dobbiamo
rendere grazie al Signore - ha affermato - per chi l`ha offerta a prezzo della vita e ci comunica oggi la sua fede e il suo coraggio, contagioso nell`amore. Guidati dal loro esempio sfidiamo il male, per vivificare il mondo con /a potenza del bene".


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