Per i profughi i «corridoi» funzionano bene (i piani Ue meno)

Il commento

Falak sta bene. Ha finito la chemioterapia, s'è trasferita con i genitori e il fratellino in un appartamento sulla Nomentana, a Roma, va a scuola e impara l'italiano in fretta. È stata la prima, a febbraio del 2016, assieme ai suoi familiari, a sbarcare in Italia non sulla rotta pericolosa dei trafficanti ma dalla scaletta di un aereo di linea, un visto regolare e un progetto di integrazione già pronto. Si chiama «corridoio umanitario» ed è stato costruito dalla Comunità di Sant'Egidio con la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Tavola Valdese.
In un anno, dopo Falak, sono stati tratti in salvo quasi 700 siriani (e due famiglie di iracheni): scappati dalla guerra, rifugiati in Libano, bisognosi di cure, sottratti alla rete dei passeur e alle stragi del Mediterraneo. Pochi? Sono più dei 282 profughi «ricollocati» nello stesso periodo in Francia in base ai piani europei; più dei 144 in Spagna; certamente molti di più dei 39 in Svezia, dei 29 in Belgio o dei 9 in Lettonia. In totale 3.204 per 17 Paesi: avrebbero dovuto essere almeno 20.000 negli accordi (e si tratta comunque di donne, uomini e bambini che hanno prima dovuto far da soli un viaggio molto rischioso per raggiungere l'Europa).
Un passo alla volta, un ostacolo alla volta, ha dimostrato di scorrere molto meglio (e, soprattutto, in sicurezza) un canale che si fonda su

protocolli governativi e i bolli ufficiali, certo, ma nasce e cresce grazie all'iniziativa di organizzazioni che non sono governative, con la partecipazione spontanea (ma coordinata e controllata) di Comuni, parrocchie, volontari, cittadini. «Abbiamo più offerte di gente che vuole accogliere famiglie siriane di quello di cui abbiamo bisogno», confessano da Sant'Egidio.
A breve si arriverà ai mille ingressi concordati dal Libano, ma il governo italiano ha già promesso un prosieguo di protocollo sulla rotta da Beirut. S'aprirà poi un nuovo corridoio dall'Etiopia, questione di settimane, per 500 rifugiati eritrei (ancora su iniziativa di 
Sant'Egidio con la collaborazione della Cei).
Quindi, in pochi mesi si dovrebbe avviare un canale verso la Francia; e non è escluso che si tracci una linea anche in direzione della Spagna. «È un modello replicabile», dicono gli organizzatori. Soprattutto, è un modello da replicare e incoraggiare ovunque. Perché nel caos europeo, tra pericoli, barriere e burocrazia, incredibilmente, funziona.


[ Alessandra Coppola ]