PAVIA. Ragazze col velo e sciarpe colorate, ragazzi coi rasta e ingegneri impeccabili mescolati a senzatetto, animatori per bambini e qualche anziano che batteva il ritmo con i piedi sulle note dei califfi del liscio sul palcoscenico. In aula del Quattrocento ieri c’erano oltre cento persone sedute ai tavoli imbanditi: famiglie della scuola della pace del Vallone, persone sole che faticano ad arrivare a fine mese, senzatetto conosciuti in stazione o davanti ai supermercati di Pavia. Erano loro gli ospiti d’onore invitati a pranzo dalla Comunità di Sant’Egidio insieme agli studenti di Università solidale che per due mesi si sono ritrovati per studiare il menù, realizzare la raccolta alimentare per preparare i piatti, l’animazione per i tantissimi bambini presenti, le decorazioni che rendessero questo pranzo di Natale un’occasione da ricordare. Salumi, formaggi, cus cus, torte salate, e poi lasagne zucca e zucchine o alla bolognese, arrosto con patate, dolci e caffé. «Università solidale è un’idea che la Comunità di Sant'Egidio ha lanciato l'anno scorso – spiega Giorgio Musso, uno dei fondatori della Comunità a Pavia – con l'idea di unire solidarietà e cultura, perché la solidarietà per essere efficace ha bisogno della cultura, e la cultura deve essere essenzialmente un servizio all'uomo, altrimenti è sterile».
«Grazie a chi ha aiutato a preparare questa festa e ai tanti ragazzi che si sono impegnati – ha detto Anna Gallia dal palco – Per il secondo anno ci troviamo qui come una vera famiglia, e dobbiamo ringraziare anche il rettore che ci ospita in una delle più belle aule dell’università». Una cinquantina i volontari, alcuni sono entrati all’ultimo momento e hanno cercato di capire come rendersi utili. «Ho partecipato agli incontri con i miei amici – racconta Davide Di Grumo, 24 anni – abbiamo preparato i giochi e oggi faccio il cameriere». Michele Platé è al primo anno di ingegneria ambientale: «Sono arrivato solo oggi – racconta – ma mi piace l’idea di fare qualcosa per gli altri». E Simone Minesso, 24 anni, originario di Verbania, è il fotografo “ufficiale”, ma fa anche le porzioni dei piatti preparati dai ragazzi alla cucina della sacra famiglia: «Mi è successo di incontrare i ragazzi di Sant’Egidio e mi è piaciuto il progetto del pranzo di Natale – racconta – Così ho inizia iniziato a frequentare riunioni, e sono rimasto colpito dall’apertura e dalla disponibilità di chi fa parte della comunità».
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