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23 Fevereiro 2014

La Comunità di Sant'Egidio ha ricordato Elisa e i poveri morti per strada a Napoli

In memoria de gli "Gli amici di strada"

 
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 Elisa, Aleksandra, Ciro, Schevchek, Ringa, Samuel, Giusi, Claudio e tanti altri. Sono i nomi delle persone che avevano la strada come casa e che in questi anni hanno perso la vita. Da 16 anni la Comunità di Sant'Egidio ne fa memoria, come si ricorda un familiare, un parente stretto. Li chiamano senza dimora, barboni, clochard, homeless. In realtà sono persone. Quest'anno sono quattro le celebrazioni liturgiche dove sono stati pronunciati i 215 nomi di quelli che non ci sono più. Ad Aversa, nella chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo, a Napoli nelle chiese del centro storico di San Pietro martire, e Ss. Filippo e Giacomo. Infine l'8 marzo nella chiesa di S. Maria Assunta in Cielo di San Giovanni a Teduccio. Nella messa celebrata a San Pietro martire, sede della Comunità di Sant'Egidio, alla presenza di tanti "amici di strada", don Giuseppe Mazzafaro dopo aver portato i saluti e l'abbraccio del Cardinale Sepe ha ricordato «gli amici che non ci sono più ma che ora sono accolti nella misericordia  di Dio, come il povero Lazzaro».

C'erano anche tanti volontari e rappresentanti  delle associazioni che operano nel settore. Per ogni senza dimora deceduto è stata accesa una candela, segno della vita. Elisa è stata la prima. Conosciuta nel 1992, viveva nei pressi della Stazione Centrale di piazza Garibaldi. E' morta il 17 febbraio 1997. Era una donna confusa, ma si ricordava di tutti.  «Siete i miei nipoti», diceva ai volontari di Sant'Egidio che la andavano a trovare. Samuel, uno degli ultimi. Aveva il suo giaciglio nei pressi di piazza Municipio. Di lui ha tanto parlato la stampa, ma non ha ancora avuto sepoltura perché non è stato identificato. Questa vicenda fa emergere in modo emblematico la problematica dei riconoscimenti delle identità delle persone morte, che talvolta restano per mesi e mesi in attesa della degna sepoltura.

La povertà aumenta e con essa le persone che da un giorno all'altro finiscono per strada. Quest'anno ce n'erano tante ben vestite. Dopo la messa è stato offerto un grande pranzo grazie all'aiuto del Consorzio della mozzarella di bufala, del Catering Rianna di San Giuseppe Vesuviano, del ristorante Amico Bio e del tarallificio Leopoldo. Usciti dalla chiesa i senza fissa dimora si imbattono nella maratona cittadina. La competizione è appena finita. Ma loro continuano la gara della sopravvivenza, che nella nostra città si fa sempre più dura.  


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