Marazziti e la pena di morte a S. Egidio

Vent'anni di lavoro, all'interno della Comunità di Sant'Egidio, per far nascere una coalizione mondiale contro la pena di morte. Una serie di viaggi nel "braccio della morte" di Livingston, in Texas, per toccare con mano la realtà di luoghi e contesti che "rappresentano un universo parallelo, nel quale non si capisce se il male stia sempre dentro e il bene fuori".
Sono questi alcuni degli spunti contenuti nel volume «Life - Da Caino al Califfato: verso un mondo senza pena di morte», scritto da Mario Marazziti, editorialista del Corriere della Sera e portavoce della Comunità di
Sant'Egidio, che è stato presentato stamattina nell'aula magna del dipartimento di Scienze politiche e sociali dell'Università di Catania.
«Ho deciso di dedicare alcuni capitoli proprio al mondo americano e alle contraddizioni del suo sistema giudiziario - ha osservato Marazziti -. Ho scelto di raccontare la storia di Ray Krone, il centesimo condannato a morte da innocente liberato in America, e ho intervistato le famiglie di alcuni detenuti. Spero in questo modo di sensibilizzare l'opinione pubblica degli Usa sul problema, anche se ho già potuto constatare che molte famiglie delle vittime di omicidi sono contrarie alla pena capitale: non vogliono altri morti, hanno capito che la vendetta non porta loro alcun beneficio».
All'incontro hanno partecipato anche il portavoce siciliano della comunità di 
Sant'Egidio, Emiliano Abramo, don Gaetano Zito, vicario episcopale per la Cultura, e i docenti del dipartimento Salvatore Aleo e Fabrizio Sciacca.