Comunità di Sant'Egidio: mezzo secolo di solidarietà

Per il 48esimo anniversario della Comunità di Sant'Egidio, sarà il Cardinale Crescenzio Sepe a presiedere la liturgia organizzata nella Cattedrale domani alle 18.
La solidarietà quotidiana, scelta che risale all'inizio della Comunità, nel febbraio 1968, da Roma si è allargata al mondo intero aumentando il numero dei poveri, amici di Sant'Egidio. Nell'ultimo anno, con l'aggravarsi dei conflitti e la fuga di migliaia di persone dai loro Paesi verso l'Europa è cresciuto l'impegno per l'accoglienza e l'integrazione dei migranti. Con l'introduzione dei Corridoi Umanitari sono stati accolti già oltre 200 profughi, e altri mille, attualmente nei campi del Libano, del Marocco e dell'Etiopia, raggiungeranno nei prossimi mesi l'Italia in piena sicurezza, senza affrontare i "viaggi della morte" nel Mediterraneo. Per ora questo sistema funziona solo per l'Italia ed è interamente a spese delle organizzazioni che l'hanno promosso, «ma - spiegano alla Comunità di Sant'Egidio - siamo convinti che può essere un modello anche per altri Stati europei perché mette insieme la necessità di salvare vite umane e la sicurezza». Come, del resto, dimostra la storia della Comunità. Nel 1973, l'anno del colera, un piccolo gruppo della Comunità di Roma si trasferì a Napoli e così cominciò la storia di Sant'Egidio nella città.
Da allora la Comunità di Sant'Egidio è stata accanto a bambini, anziani, disabili, migranti, rom, senza fissa dimora, carcerati. «Una larga famiglia - spiega la Comunità - che ha accolto quanti nella nostra città vivono una stagione difficile della vita».