Rom uccise, dolore e polemiche

Alla veglia di Sant'Egidio la madre e i fratelli delle tre vittime del rogo: "La città vi abbraccia". Assente il Comune. Le indagini: identificato un sospetto per l'attentato contro il camper

(...) Al campo nomadi de La Barbuta, dove gli aerei passano a poche centinaia di metri sulla testa prima di atterrare sulla pista di Ciampino, è il giorno del lutto. E del silenzio. «Giornalisti non ne vogliamo», è la cantilena ripetuta dagli Halilovic, i parenti di Romano e delle suo tre figlie morte, che qui vivono ancora, sparsi tra i prefabbricati e le baracche di uno degli insediamenti istituzionali più grandi, messo in piedi nel 2012 da Comune.
Ci sono i cugini di Elizabeth, Francesca e Angelica, c'è un fratello di Romano, la cognata. Ma nessuno si sbottona: «Sono state detto troppe cose brutte su di noi. Siamo sconvolti», dice una donna appoggiata a un'auto parcheggiata davanti a una baracca. Poco lontano, nella zona abitata dai bosniaci ( le altre famiglie sono originarie della Macedonia e c`è un gruppo di giostrai italiani) c'è anche un roseto, tenuto alla perfezione. Pochi metri più in là cumuli e cumuli di rifiuti.

«Aspettiamo di sapere quando ci sarà il funerale», dice un cugino di Romano. Nessuno parla di faide interne, di vendette. «Sono stati gli italiani», alza la voce una donna ma viene subito messa a tacere dal figlio. «Si sta stringendo il cerchio attorno a un sospettato», fanno filtrare gli inquirenti a lavoro per catturare l'uomo che ha lanciato la molotov che ha bruciato il camper dove vivevano gli Halilovic. Prima abitavano anche loro a La Barbuta, poi sono stati allontanati «perché non andavano d'accordo», dice una ragazza del campo. «In una mano cinque dita sono diverse l'una dall'altra», dice un nipote di Romano, a rimarcare la distanza che c'è tra famiglia e famiglia.
A pomeriggio qualcuno di loro raggiunge il centro per la veglia organizzata dalla Comunità di 
Sant'Egidio. Tra i banchi di Santa Maria in Tastevere c'è Mela Hadzovic la madre delle tre sorelle, qualcuno dei loro fratelli. «Mela - dice Marco Impagliazzo, presidente di Sant'Egidio - ti ricordiamo quando ancora bambina frequentavi la nostra scuola della pace». Seduti per terra, undici bimbi rom indossano una maglia con la scritta: «Non sono pericoloso, sono in pericolo», mentre monsignor Paolo Lojudice, durante l'omelia elenca i nomi di tutte le giovani vittime della comunità nomade morte prematuramente in questi anni.
Alla veglia partecipano tutte le istituzioni ad eccezione del Comune. Non c'è Virginia Raggi ed è un'assenza che pesa, nonostante 
Sant'Egidio schivi le polemiche: «Dispiace, ci aveva detto che avrebbe fatto di tutto per partecipare», dice Paolo Ciani, responsabile Rom della comunità. Poi avanza l'opportunità che il Campidoglio proclami il lutto cittadino: «Tutto ciò che va verso un maggior senso di comunità e l'evitare le divisioni è sempre utile e importante». Dalla giunta, per ora, tutto tace.


[ Mauro Favale ]