«Alt all'odio, io musulmana amica di una donna ebrea»

27 Январь 2016

HolocaustHistorical memory

L'iniziativa di Sant'Egidio e Comunità israelitica: Shamima racconta con affetto il legame con Renata Cammeo, anziana vicina di casa, diventata una di famiglia

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«Tra noi non è mai stato un problema che lei fosse ebrea e noi musulmani, sono convinta che nel mondo solo pochi vogliono odio e guerra, sono molti di più quelli che come noi vogliono vivere insieme, in pace». Lo ha detto Shamima, giovane donna musulmana, che in piazza Cavallotti - nell'iniziativa organizzata da Comunità di Sant'Egidio e Comunità Ebraica in tandem con Comune, Diocesi e Istoreco - ha raccontato commossa la storia della sua profonda amicizia con Renata Cammeo, una anziana ebrea sua vicina di casa, scomparsa recentemente.
Renata, un passato da insegnante nelle scuole ebraiche "S. Colombo", ha condiviso gli ultimi anni della sua vita con Shamima e la sua famiglia: è diventata per loro come una madre e una nonna e a loro aveva affidato il ricordo doloroso delle leggi razziali, l'espulsione dalla scuola nel '39 e la deportazione di uno zio.
La marcia silenziosa è stata aperta dal saluto dell'assessore Serafino Fasulo a nome del Comune: i partecipanti hanno attraversato il centro «percorrendo - spiegano gli organizzatori - le strade in cui durante il periodo bellico vivevano e lavoravano molte famiglie ebree ora non più presenti». Hanno partecipato tanti alunni delle scuole superiori e tanti bambini, siano essi «livornesi da sempre o di recente immigrazione», in nome della sensibilizzazione che la Comunità di Sant'Egidio svolge nelle scuole cittadine, l'ultima iniziativa delle quali è andata in scena alle scuole Pistelli, così come "scuole della pace". E' così - è stato spiegato - «sostenendo anche attraverso questa Memoria, un percorso di integrazione e di cittadinanza».
Dopo l'accensione delle sei candele della Chanukkiyah, in ricordo dei sei milioni di vittime della Shoah e la lettura di un salmo per onorarne la memoria, il rabbino Yair Didi ha sottolineato il valore di iniziative come queste che aiutano tutti e le giovani generazioni in particolare a conoscere, ricordare e strappare le radici amare dell'antisemitismo e del razzismo, dure a morire.
«Questa memoria tutta livornese - ha detto la Comunità di Sant'Egidio nell'intervento di chiusura - ci aiuta a vedere che quello che accade non è mai lontano da noi. Gli ebrei deportati erano prima di tutto gente della nostra città. La loro persecuzione fu una ferita anche per la convivenza nella città. Delazioni, umiliazioni, violenza: questa memoria ci insegna a dire: "mi importa", "ti sono vicino", e chiede ancora per il dolore di tanti, oggi nel mondo, sensibilità e solidarietà».


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