La figura e l’operato di Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico del Pakistan paladino delle minoranze religiose ucciso il 2 marzo del 2011, verranno ricordate nel migliore dei modi giovedì prossimo 28 giugno a Frosinone (salone della Provincia, ore 18.30) nel corso di un incontro con il Vescovo di Frosinone Ambrogio Spreafico e con Paul Batthi, fratello di Shahbaz e consigliere speciale del Primo ministro del Pakistan per gli affari delle minoranze.

Occasione dell’incontro, moderato dal direttore della Caritas Diocesana Marco Toti e organizzato dalla stessa Diocesi, dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’Ucid, è la presentazione del libro “Shahbaz Bhatti. Vita e martirio di un cristiano in Pakistan”, scritto da Roberto Zuccolini e Roberto Pietrolucci, con prefazione di Andrea Riccardi. Proprio a Zuccolini, giornalista del Corsera, abbiamo chiesto di introdurci a questo libro e dunque alla figura di Bhatti: «Il libro nasce da un’idea di Pietrolucci, responsabile di Sant’Egidio in Pakistan, grande amico di Bhatti, testimone degli ultimi istanti della vita del ministro. Ci siamo detti che nulla andava perduto della grande testimonianza, cristiana e politica, di Shahbaz.

Di questo martire mi ha colpito molto il suo essere una persona ordinaria, non un eroe temerario. Un uomo coraggioso, autentico testimone della fede, che mai ha rinunciato a spendersi per i poveri e i deboli. La sua vocazione laica la colse a 13 anni, quando davanti ad un Crocefisso disse “Voglio vivere come Cristo e ai piedi di Cristo”. E così ha fatto, agendo in politica e traducendo la sua fede in conquiste concrete: la quota riservata alle minoranze in Parlamento, l’asssistenza religiosa nelle prigioni, l’istituzione di una Giornata nazionale per le minoranze».

Il martirio di Bhatti (al pari della scoperta di altre vicende del genere, basti pensare alla vasta eco del film “Uomini di Dio” dedicato al martirio di alcuni monaci in Algeria) è anche l’autenticità della Chiesa, ben lontana da ‘scandali’ e traversìe. «Certo - sottolinea Zuccolini - Ci ricorda che la Chiesa è seme di riconciliazione in luoghi difficili, Chiesa di tutti e preferibilmente dei poveri. In tanti vengono agli incontri di presentazione del libro - e tra questi molti giovani - attratti sicuramente dalla tragicità della vicenda, ma soprattutto dal fatto che si può vivere e morire per un ideale. E in molti scoprono così questo Martin Luther King dell’Asia, tra l’altro con alcune straordinarie coincidenze: Shabhaz è nato nel 1968, proprio l’anno in cui venne ucciso Luther King», conclude Zuccolini.