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7 Settembre 2015 09:30 | Hotel Rogner

Intervento di Markus Dröge



Markus Dröge


Vescovo evangelico, Germania

1. Preservare il creato – che vuol dire?
Un rabbino chiese ai suoi studenti durante la lezione sulla Torah: “Cosa pensate, cosa è più bello? Un campo di grano con le spighe mature, che ondeggia al soffio di un vento leggero, o un pane appena sfornato?” Il piccolo Mosè pensò di sapere la risposta che il rabbino voleva ascoltare e rispose: “ Il campo di grano è molto più bello perché è stato fatto da Dio”. – “No”, rispose il rabbino “la bellezza del pane lo supera enormemente. Perché il pane unisce la bellezza del campo di grano con la bellezza del lavoro dell’uomo. L’opera degli agricoltori, dei mugnai e dei panettieri nobilita la creazione di Dio”.
Anche io avrei risposto come il piccolo studente Mosè. Mi è estranea questa visione così positiva dell’opera umana. Le mie membra sono intrise della critica alla cosiddetta “antica etica”.“Antica etica”, così il fisico e teologo Ulrich Beuttler ha definito quell’etica rappresentata nella teologia cristiana, prima che si risvegliasse la sensibilità per la “preservazione del creato” . Tale etica partiva dal presupposto che la natura esistesse per essere dominata dall’uomo e utilizzata per i suoi interessi. Essa ha avuto conseguenze distruttive. Per questo è necessario riflettere più approfonditamente su una “nuova alleanza tra uomo e natura”, come stiamo facendo qui a Tirana. Come possiamo fare in modo che il nostro lavoro nobiliti la creazione divina?

2. “Soggiogate la terra” – dalla antica alla nuova etica
La cosiddetta “antica etica” era improntata al pensiero cartesiano. René Descartes ha parlato dell’uomo come del „maitre et possesseur de la nature“, il “maestro e padrone della natura”. Dopo Cartesio l’uomo non si è più sentito come una parte della natura, ma come il suo padrone, come colui che ha il diritto di usare e adoperare della natura per i suoi scopi. La natura sarebbe in ultima analisi niente altro che materia inanimata. Coniugato con il comando divino “assoggettate la terra” (Gen 1,28) ciò ha condotto ad una empia alleanza.  L’uomo poteva ora considerarsi come il “maestro e padrone della natura” addirittura per volontà divina. L’opinione pubblica fu destata su queste tematiche  al più tardi nel 1972 con la pubblicazione dell’analisi “I limiti della crescita” da parte del Club di Roma. E la fede cristiana fu posta sul banco degli imputati. Carl Amery, scrittore e attivista verde, scrisse “La fine della provvidenza. Le disgraziate conseguenze del cristianesimo” in cui si scagliava contro l’antropocentrismo cristiano. E lo storico americano Lynn White scriveva già nel 1970 che le scienze naturali e la tecnica erano così impregnate di “arroganza cristiana” che non erano più in grado di gestire la crisi ecologica. Il cristianesimo porterebbe “una pesante colpa” .
Scossa dalla critica all’antica etica, nella mia Chiesa evangelica si è assistito ad un’oscillazione del pendolo nella direzione opposta nel corso degli anni Settanta e Ottanta: la natura veniva descritta come “santa”.  Una fede nella religione naturale risuonava nelle chiese. “Ogni parte di questa terra è santa per il mio popolo”. Queste parole del capotribù Seattle divennero un canto di chiesa e la santità della natura divenne oggetto di annunciazione. Tutto ciò era utile per sensibilizzare sul valore della natura non umana. Ma era anche problematico, perché apriva la strada ad una irrealistica divinizzazione della natura. Nella concezione biblica la natura non è in sé buona. “Molto buona” (Gen 1,31) era la natura unicamente nel paradiso, in quanto creazione divina. La creazione dopo la caduta è invece ambivalente. Non è santa in sé. Partecipa ai gemiti delle creature, come scrive Paolo nella Lettera ai Romani (Rm 8). Anela a tornare ad essere santa creazione. La creazione è tanto poco santa di per sé, quanto poco lo è l’uomo. Proprio come l’uomo è buono e cattivo, così anche la creazione si presenta come buona e cattiva. Può dare la vita o annientarla. La forza dell’acqua può essere trasformata in energia molto utile, ma gli tsunami possono portare distruzione. Il sole rende possibile la vita, ma può anche portare alla nascita di deserti mortali. La creazione dopo la caduta anela ad essere coltivata.
Una nuova alleanza tra uomo e natura può essere ispirata dalla sapienza biblica. Infatti il realismo biblico ci preserva sia dall’antico e razionale sfruttamento della natura per fini sbagliati, ma anche da una irrealistica divinizzazione della natura. Ci aiuta a fare tutto ciò che ci è possibile senza credere che con il nostro fare potremo salvare il mondo. Infatti non dobbiamo nuovamente sovrastimarci pretendendo di essere in una maniera diversa “signori e padroni” della terra, questa volta come suoi unici possibili salvatori. La fede ci propone un rapporto realistico sulle proprie possibilità, e cioè che Dio stessa ha cura e custodisce la sua creazione e che noi in quanto esseri umani possiamo e dobbiamo dare il nostro contributo proporzionato, limitato, ma responsabile. 

3. Fondamenti biblici

La Bibbia ci dà alcune indicazioni fondamentali:
4.1 descrive la creazione come una comunità familiare. Il concetto di “ecologia” deriva etimologicamente dalla parola greca oikos, casa. In questa casa ci sono ambiti di vita articolati, autonomi in sé ma collegati gli uni agli altri. Il Salmo 104 descrive questo come un ordine di vita saggio e dinamico: “Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature.” (Sal 104,24).
4.2 L’uomo fa parte di questo ordine della vita. Come gli animali ha un’anima, come gli animali e le piante ha un’indomita volontà di vita. L’ambiente è il mondo in cui è inserito. Ma ha decisamente una posizione particolare! Infatti all’uomo Dio può parlare. Solo l’uomo è a immagine di Dio.
4.3 Per questo l’uomo non ha un ambiente naturale all’interno della creazione. Con le sue capacità culturali si deve creare questo spazio vitale. Madre natura non è per lui una madre  benevola e amorevole.  Lo alletta con la sua bellezza, ma gli dà i mezzi per vivere solo se l’uomo presta la sua opera, molto diversamente da una madre amorevole: “Con il sudore del tuo volto mangerai il pane” (Gen 3,19). “Madre” terra può essere generosa e subito dopo minacciarlo in modo spaventoso.
4.4 Proprio perché l’uomo non ha intermediari nel suo rapporto con Dio, è lui ad avere un compito particolare all’interno della creazione. Attraverso la sua opera culturale può liberare almeno parzialmente e simbolicamente la natura, creazione divina caduta e ambivalente, dai gemiti e rendere prossima l’immagine modello della creazione “molto buona”. Può nobilitare la creazione caduta, come ha detto il Rabbino.
4.5 Come può l’uomo compiere questo ufficio? Nel promuovere i rapporti vitali buoni all’interno della creazione e nel contenere i rapporti distruttivi, quelli che disprezzano o che minacciano la vita. Può premere per la preservazione dell’ordine domestico nell’oikos, perché restino inalterate anche per le generazioni future le condizioni per la vita.
Così l’alleanza tra uomo e ambiente può funzionare.

4. Cosa possiamo fare noi
Nella mia Chiesa cerchiamo di essere buoni custodi della oikos con un piano di preservazione ambientale globale. Per questo abbiamo definito cinque ruoli della Chiesa:
5.1 Anche noi siamo grandi imprenditori, con le nostre numerose chiese, case, terreni e boschi. Il piano indica come ci dobbiamo comportare con l’energia, la mobilità, con la terra, i boschi e il patrimonio immobiliare.
5.2 Noi siamo un attore politico: esprimiamo spesso pubblicamente il nostro impegno perché riesca la svolta energetica, perché in futuro l’energia non sia più ricavata dal carbon fossile o dallo sfruttamento dell’energia atomica. Sosteniamo azioni per una nuova politica climatica.
5.3 offriamo un luogo comunitario per le discussioni, un forum, nel quale hanno modo di esprimersi differenti opinioni, per creare consapevolezza.
5.4 Siamo una comunità liturgica che assume il tema della “salvaguardia del creato” nel suo annuncio e nella sua preghiera.
5.5 Siamo formatori e portiamo le tematiche ambientali nelle scuole, nelle catechesi e nella formazione degli adulti.
Sostenuti dalla fede che Dio stesso preserva il suo mondo, cerchiamo di realizzare la nuova alleanza tra uomo e natura e di dare il nostro contributo per la preservazione del creato.
Grazie dell’attenzione!
 

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