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Morire di Speranza “Tanto ho navigato, notte e giorno, sulla barca del tuo amore, In occasione della Giornata mondiale del rifugiato 2009, il 25 giugno, ACLI, Associazione Centro Astalli, Caritas Italiana, Comunità di Sant’Egidio, Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, Fondazione Migrantes, per il terzo anno consecutivo, si sono raccolti per una preghiera ecumenica in memoria delle vittime dei viaggi verso l’Europa, presieduta da Mons. Antonio Maria Vegliò, Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti. Vi hanno preso parte comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e organizzazioni di volontariato. Dati attendibili rilevano che nei primi quattro mesi del 2009 i morti nel Canale di Sicilia sono stati 339. In tutto il 2008 erano stati 642. Dal 1988 le morti documentate dalla stampa internazionale sono state 14.661, tra cui si contano 6.327 dispersi. (I dati) Sono ancora tragicamente troppo pochi coloro che riescono ad arrivare alla meta: molti, nessuno sa quanti, non ce la fanno nemmeno a raggiungere le coste nordafricane perché muoiono nella lunga traversata del deserto. Dimenticare, rimuovere, rassegnarsi alla normalità delle tragedie dell’immigrazione vuol dire lasciare morire ancora una volta le vittime in viaggio verso l’Europa: “le vittime della speranza”. Nella preghiera sono stati ricordati i nomi e le storie di alcuni di coloro che sono morti, alla presenza dei loro familiari ed amici.
Cari amici, sono contento di trovarmi stasera qui con voi in questa Basilica di S. Maria assieme a Rappresentanti di varie Chiese Cristiane per ricordare gli uomini e le donne, i bambini e i giovani che, cercando un rifugio più sicuro in questo mondo, hanno incontrato la morte lungo il loro viaggio. Purtroppo non sono pochi. E io so che c’è tra di noi chi ha perso un amico, un parente, un fratello o una sorella. Quanti dolori, quante sofferenze. Grazie alle vostre informazioni ne ricorderemo stasera molti per nome, come una lunga litania di nomi cari, di persone che hanno fatto sforzi grandi per uscire dalla miseria, dall’oppressione, dalla violenza o dalla guerra. Molti di loro sono morti senza che una persona cara gli stesse vicino per aiutarli o consolarli, senza che qualcuno potesse pregare per loro o dargli una sepoltura dignitosa. Ci siamo radunati stasera in tanti, uomini e donne provenienti da paesi diversi, appartenenti a religioni diverse, uniti dal desiderio di ricordarci di chi è morto sulle vie della ricerca di una vita dignitosa, uniti dal desiderio di rivolgere per loro la nostra preghiera al Signore e di dargli un posto nel nostro cuore e nel cuore di questa città. Sono grato alla Comunità di Sant’Egidio, che, assieme ad altre associazioni, ha voluto questa Veglia di Preghiera nella ricorrenza della Giornata Mondiale dei Rifugiati, promossa dalle Nazioni Unite. |
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