PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Corpus Domini
Parola di Dio ogni giorno

Corpus Domini

Festa del Corpo e Sangue di Cristo.
Memoria di san Carlo Lwanga che assieme a dodici compagni subì il martirio in Uganda (+1886).
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Libretto DEL GIORNO
Corpus Domini
domenica 3 giugno

Festa del Corpo e Sangue di Cristo.
Memoria di san Carlo Lwanga che assieme a dodici compagni subì il martirio in Uganda (+1886).


Prima Lettura

Dal libro dell'Esodo 24,3-8

Mosè andò a riferire al popolo tutte le parole del Signore e tutte le norme. Tutto il popolo rispose a una sola voce dicendo: "Tutti i comandamenti che il Signore ha dato, noi li eseguiremo!". Mosè scrisse tutte le parole del Signore. Si alzò di buon mattino ed eresse un altare ai piedi del monte, con dodici stele per le dodici tribù d'Israele. Incaricò alcuni giovani tra gli Israeliti di offrire olocausti e di sacrificare giovenchi come sacrifici di comunione, per il Signore. Mosè prese la metà del sangue e la mise in tanti catini e ne versò l'altra metà sull'altare. Quindi prese il libro dell'alleanza e lo lesse alla presenza del popolo. Dissero: "Quanto ha detto il Signore, lo eseguiremo e vi presteremo ascolto". Mosè prese il sangue e ne asperse il popolo, dicendo: "Ecco il sangue dell'alleanza che il Signore ha concluso con voi sulla base di tutte queste parole!".

Salmo responsoriale

Salmo 115 (116b)

Antifona

A te, o Signore, offrirò sacrifici di lode.

Ho creduto anche quando dicevo:
"Sono troppo infelice".

Ho detto con sgomento:
"Ogni uomo è inganno".

Che cosa renderò al Signore
per quanto mi ha dato?

Alzerò il calice della salvezza
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore,
davanti a tutto il suo popolo.

Preziosa agli occhi del Signore
è la morte dei suoi fedeli.

Sì, io sono il tuo servo, Signore,
io sono tuo servo, figlio della tua ancella;
hai spezzato le mie catene.

A te offrirò sacrifici di lode
e invocherò il nome del Signore.

Adempirò i miei voti al Signore
e davanti a tutto il suo popolo,

negli atri della casa del Signore,
in mezzo a te, Gerusalemme.

Seconda Lettura

Dalla lettera agli Ebrei 9,11-15

Cristo, invece, è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano d'uomo, cioè non appartenente a questa creazione. Egli entrò una volta per sempre nel santuario, non mediante il sangue di capri e di vitelli, ma in virtù del proprio sangue, ottenendo così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsa su quelli che sono contaminati, li santificano purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo - il quale, mosso dallo Spirito eterno, offrì se stesso senza macchia a Dio - purificherà la nostra coscienza dalle opere di morte, perché serviamo al Dio vivente?
Per questo egli è mediatore di un'alleanza nuova, perché, essendo intervenuta la sua morte in riscatto delle trasgressioni commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l'eredità eterna che era stata promessa.

Lettura del Vangelo

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal vangelo di Marco 14,12-16.22-26

Il primo giorno degli Azzimi, quando si immolava la Pasqua, i suoi discepoli gli dissero: "Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?". Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: "Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d'acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: "Il Maestro dice: Dov'è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?". Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi". I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua.
E, mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: "Questo è il mio sangue dell'alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio".
Dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Omelia

«Ecco il pane degli angeli, pane dei pellegrini. Conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei santi». Così prega la liturgia del Corpus Domini, festa nella quale si celebra la presenza di Gesù nell'Eucaristia. Dio non è un'idea astratta, una filosofia vaga e senza tempo, inafferrabile, lontana. Gesù non è mai un fantasma: è un corpo, concreto, che si presenta nell'oggi, pellegrino che affianca i nostri passi e resta con noi quando si fa sera. Quel corpo è presente nell'Eucaristia. Per questo la Chiesa si ferma a contemplare l'Ostia consacrata. In quell'Ostia vi è il corpo di Gesù trasfigurato, crocifisso e risorto, un corpo che ci accompagna nelle diverse stagioni della nostra vita, fin da quando, con emozione, lo abbiamo ricevuto la prima volta. E ogni volta che ci nutriamo di lui deve essere come la prima volta, sempre stupiti davanti a un amore così grande tanto da prendere dimora in noi. Questo Pane non diventa mai un diritto: non si compra, non ha prezzo, per noi calcolatori, che pensiamo non si faccia niente per niente; per noi che rendiamo tutto una convenienza, un interesse, anche la vita stessa. È un Corpo che ci insegna a volere bene gratuitamente: è il Corpo d'amore di Dio. L'altare dell'Eucaristia rende presente quel tavolo della Pasqua, quando Gesù prese il pane, lo spezzò e lo diede ai suoi dicendo: «Questo è il mio corpo» e poi il calice dicendo: «Questo è il mio sangue». Questo Corpo rimanda a un altro corpo di Cristo, quello dei poveri, dei deboli, dei malati. Anche in essi vi è la carne di Cristo. Giovanni Crisostomo, Padre della Chiesa, vescovo di Costantinopoli, amava dire: «Se volete onorare il corpo di Cristo, non disdegnatelo quando è ignudo. Non onorate il Cristo eucaristico con paramenti di seta, mentre fuori del tempio trascurate quest'altro Cristo che è afflitto dal freddo e dalla nudità». «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me», disse Gesù. Non si può onorare il Corpus Domini sulla mensa e poi disprezzare lo stesso Corpus Domini nei poveri e nei fratelli. Il Vangelo ci aiuta ad amare la concretezza, tutta umana, della carne e del corpo. È quel corpo segnato dalla vita, quello è il corpo di Cristo: quel vecchio che non può alzarsi, che non chiede nemmeno più, che si vergogna, che aspetta qualcuno con cui parlare, che non ha chi lo sorregga. Il corpo di Cristo è quello di poveri emigranti: di donne piene di sogni e di paure, di bambini sperduti, di uomini che cercano con disperazione il futuro, costretti ad affidarsi a trafficanti, trattati come cose. Sono corpi di cui gli uomini non hanno saputo e voluto conoscere la storia, il volto, il nome, inghiottiti come sono dal mare. Dio conosce il nome di quei poveri corpi. Conosce quello di ognuno. Li scalda lui, li accoglie, li protegge, li capisce, li ascolta, li accarezza, ci perde il suo tempo. Il loro corpo è il suo. Come esorta papa Francesco, beato colui che ama il corpo di Cristo nel corpo sofferente dei poveri. Amiamo il corpo di Gesù nella sua Eucaristia. Amiamo il corpo del Signore nel corpo dei poveri e dei fratelli. La debolezza dell'altro è quella di Dio. Andiamo a visitare i soli, onoriamo il Corpus Domini fermandoci davanti a chi chiede e rendiamolo bello con l'amore. Venerare il corpo spezzato e versato sull'altare ci farà amare la debolezza del corpo di Cristo nei suoi fratelli più piccoli.