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Liturgia della domenica
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II di Pasqua.
Domenica della "Divina Misericordia". Le Chiese ortodosse festeggiano oggi la Pasqua.
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Libretto DEL GIORNO
Liturgia della domenica
domenica 28 aprile

II di Pasqua.
Domenica della "Divina Misericordia". Le Chiese ortodosse festeggiano oggi la Pasqua.


Prima Lettura

Dal libro degli Atti 5,12-16

Molti segni e prodigi avvenivano fra il popolo per opera degli apostoli. Tutti erano soliti stare insieme nel portico di Salomone; nessuno degli altri osava associarsi a loro, ma il popolo li esaltava. Sempre più, però, venivano aggiunti credenti al Signore, una moltitudine di uomini e di donne, tanto che portavano gli ammalati persino nelle piazze, ponendoli su lettucci e barelle, perché, quando Pietro passava, almeno la sua ombra coprisse qualcuno di loro. Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti.

Salmo responsoriale

Salmo 117 (118)

Antifona

Eterna è la misericordia del Signore.

Celebrate il Signore, perché è buono;
perché eterna è la sua misericordia.

Dica Israele che egli è buono:
eterna è la sua misericordia.

Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la sua misericordia.

Lo dica chi teme Dio:
eterna è la sua misericordia.

Nell'angoscia ho gridato al Signore,
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo.

Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l'uomo?

Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.

E' meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nell'uomo.

E' meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.

Tutti i popoli mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra le spine,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti.

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.

Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza.

Grida di giubilo e di vittoria,
nelle tende dei giusti:

la destra del Signore ha fatto meraviglie,
la destra del Signore si è innalzata,
la destra del Signore ha fatto meraviglie.

Non morirò, resterò in vita
e annunzierò le opere del Signore.

Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.

Apritemi le porte della giustizia:
voglio entrarvi e rendere grazie al Signore.

E' questa la porta del Signore,
per essa entrano i giusti.

Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza.

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;

ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi.

Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso.

Dona, Signore, la tua salvezza,
dona, Signore, la vittoria!

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
Vi benediciamo dalla casa del Signore;

Dio, il Signore è nostra luce.
Ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.

Celebrate il Signore, perché è buono:
perché eterna è la sua misericordia.

Seconda Lettura

Dal libro dell'Apocalisse 1,9-11.12-13.17-19

Io, Giovanni, vostro fratello e compagno nella tribolazione, nel regno e nella perseveranza in Gesù, mi trovavo nell'isola chiamata Patmos a causa della parola di Dio e della testimonianza di Gesù. Fui preso dallo Spirito nel giorno del Signore e udii dietro di me una voce potente, come di tromba, che diceva: "Quello che vedi, scrivilo in un libro e mandalo alle sette Chiese: a Èfeso, a Smirne, a Pèrgamo, a Tiàtira, a Sardi, a Filadèlfia e a Laodicèa".
Mi voltai per vedere la voce che parlava con me, e appena voltato vidi sette candelabri d'oro e, in mezzo ai candelabri, uno simile a un Figlio d'uomo, con un abito lungo fino ai piedi e cinto al petto con una fascia d'oro. Appena lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto. Ma egli, posando su di me la sua destra, disse: "Non temere! Io sono il Primo e l'Ultimo, e il Vivente. Ero morto, ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi. Scrivi dunque le cose che hai visto, quelle presenti e quelle che devono accadere in seguito.

Lettura del Vangelo

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal vangelo di Giovanni 20,19-31

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi". Detto questo, soffiò e disse loro: "Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati".
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: "Abbiamo visto il Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo".
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!". Gli rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli disse: "Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!".
Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.


 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ieri sono stato sepolto con Cristo,
oggi risorgo con te che sei risorto,
con te sono stato crocifisso,
ricordati di me, Signore, nel Tuo Regno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Omelia

La seconda domenica di Pasqua è dedicata alla misericordia di Dio. Il Vangelo che abbiamo ascoltato ci aiuta a comprendere il senso della misericordia. L'evangelista Giovanni ci riporta alla sera di Pasqua e alla sera di otto giorni dopo, come a voler scandire il tempo della Chiesa. In effetti, da quel giorno sino ad oggi, come una catena ininterrotta, le Pasque si sono realizzate domenica dopo domenica. Ogni domenica è la Pasqua del Signore. Ed egli si mostra. Come allora egli si mostrò la sera del giorno di Pasqua e ancora otto giorni dopo. I discepoli fecero fatica a riconoscerlo. Come noi quando ci lasciamo prendere dai nostri pensieri o dalla nostra poca fede, dalle nostre distrazioni o anche dalle nostre durezze. Gesù ci dà il saluto di pace, ci parla e ci mostra le ferite sul suo corpo. Quelle ferite aprono gli occhi ai discepoli. È risorto e resta ferito. È come se in quel corpo la morte e la risurrezione formassero un tutt'uno. Gesù risorto porta per sempre le ferite: è il misericordioso che porta impresse nel suo corpo le ferite di quando stava sulla croce, e di tutti coloro che ancora oggi sono sulle tante croci di questo mondo. Gesù risorto è uno che continua a commuoversi per i poveri. Egli è il misericordioso, colui che ha il cuore che si lascia colpire dalle ferite dei poveri. Non c'è risurrezione senza prendere sul proprio corpo le ferite degli uomini. Così è per la Chiesa: una comunità di discepoli con le ferite della passione. Inviata dal Signore a perdonare, a sanare, a disarmare i cuori dalla violenza.
Gesù, otto giorni dopo, torna. E c'è anche Tommaso. Non era un discepolo cattivo, anzi era anche generoso, ma era troppo sicuro di sé, sicuro delle sue sensazioni, delle sue convinzioni, tanto da dire: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi... e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo» (v. 25). Tommaso sembra intuire che non c'è la risurrezione senza le ferite sul corpo! Non basta la memoria, non basta neppure il ricordo di quel maestro, magari conoscerne e stimarne l'insegnamento. C'è bisogno di incontrarlo nuovamente. E Gesù torna e ancora una volta porta il suo saluto di pace. E chiama subito Tommaso perché si avvicini: «Metti qui il tuo dito - gli dice - e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente» (v. 27). Tommaso, davanti a Gesù, segnato dalle ferite della croce, confessa la sua fede: «Mio Signore e mio Dio!». E Gesù: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto» (v. 29). È l'ultima beatitudine del Vangelo.

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