Lettura della Parola di Dio
Alleluia, alleluia, alleluia !
Chiunque vive crede in me
non morrà in eterno.
Alleluia, alleluia, alleluia !
Dal Cantico dei Cantici 2,8-14
Una voce! L'amato mio!
Eccolo, viene
saltando per i monti,
balzando per le colline.
L'amato mio somiglia a una gazzella
o ad un cerbiatto.
Eccolo, egli sta
dietro il nostro muro;
guarda dalla finestra,
spia dalle inferriate.
Ora l'amato mio prende a dirmi:
"Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
Perché, ecco, l'inverno è passato,
è cessata la pioggia, se n'è andata;
i fiori sono apparsi nei campi,
il tempo del canto è tornato
e la voce della tortora ancora si fa sentire
nella nostra campagna.
Il fico sta maturando i primi frutti
e le viti in fiore spandono profumo.
Àlzati, amica mia,
mia bella, e vieni, presto!
O mia colomba,
che stai nelle fenditure della roccia,
nei nascondigli dei dirupi,
mostrami il tuo viso,
fammi sentire la tua voce,
perché la tua voce è soave,
il tuo viso è incantevole".
Alleluia, alleluia, alleluia !
Se tu credi, vedrai la gloria di Dio,
dice il Signore.
Alleluia, alleluia, alleluia !
La liturgia ci fa meditare questo passaggio del Cantico dei Cantici mentre il Natale è alle porte. La scena che viene riportata ci fa vedere l'amata che immagina il suo amante giunto nei pressi della casa dove abita e che scruta attraverso le persiane per vederla. Lui le chiede di uscire per assaporare assieme la bellezza della primavera: "Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!". È l'esortazione ad accogliere il Signore che viene a visitarci. Sono descrizioni che manifestano bene il desiderio stesso che Dio ha di incontrare gli uomini e salvarli. È questo il senso del Natale che ci accingiamo a celebrare. Il Signore prende l'iniziativa e corre da Israele. Sta vicino alla porta: potremmo dire che sta ormai per nascere. Mancano pochi giorni. E la liturgia lo immagina come un giovane innamorato che ci implora di uscire da noi stessi per accoglierlo. Il Targum parafrasa così questo passo del Cantico: "Quando... quelli della casa di Israele dimoravano in Egitto, i loro lamenti giunsero sino in cielo... E [il Signore] superò d'un balzo il giorno fissato per i meriti dei Patriarchi, che sono simili a montagne... Egli guardò attraverso le finestre e sbirciò attraverso le persiane, e vide il sangue del sacrificio della Pasqua... ed ebbe pietà di noi... E quando fu mattina mi disse: Alzati, assemblea di Gerusalemme, mia diletta... allontanati dalla schiavitù degli egiziani". Origene riferisce invece la scena a Gesù risorto che dice alla Chiesa: "Alzati... mia colomba, perché guarda, l'inverno è passato... Risorgendo dalla morte ho domato la tempesta e riportato la pace". Dio è sconvolgente nel suo amore: sta per venire in mezzo agli uomini e ci chiede di accoglierlo, di fargli vedere i nostri volti, di abbandonare i nascondigli delle rocce delle nostre schiavitù per andargli incontro. È la richiesta di un Dio innamorato di noi, mendicante del nostro amore che scende fin nel più basso pur di averci. È questo il mistero nel Natale. Come non stupirci?