Gioia e festa grande nella Comunità di Sant'Egidio per l'ordinazione di Erduin, da Cuba: "un segno della primavera nuova attesa in questo tempo di Avvento"

L'omelia di mons. Paglia e le immagini della liturgia

“Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi!”; l'annuncio della domenica di Gaudete, la terza di Avvento, è stato vissuto in pienezza dalla Comunità di Sant'Egidio nella liturgia di sabato 11 dicembre, per l'ordinazione di Erduin Ortega, un giovane fratello proveniente da Cuba, che ha scelto la via del servizio all'altare nel ministero sacerdotale. La Comunità si è stretta attorno a lui con grande affetto e tanta gioia, espressi nella predicazione di mons. Vincenzo Paglia, che riportiamo integralmente.

Le letture della liturgia     Il video integrale

L'omelia di mons. Vincenzo Paglia

Care sorelle e cari fratelli,

mentre ci avviciniamo al Natale la Chiesa ci invita a rallegrarci per l’imminenza della nascita del Signore. Di fronte al Natale la gioia deve prevalere. Non possiamo restare prigionieri del presente: la nascita di Gesù cambia la storia, nostra e del mondo. Questa terza domenica di Avvento è chiamata “laetare” e anche gli abiti liturgici di colore rosaceo attutiscono l’austero colore del viola. Per noi, che partecipiamo a questa santa liturgia, la gioia è accresciuta dalla ordinazione sacerdotale di Erduin, un figlio della Comunità che presentiamo al Signore perché venga consacrato ministro dell’altare.

Abbiamo ancora negli occhi la bella ordinazione di Momo a Genova: tutte le nostre comunità hanno partecipato ad una festa che ci ha toccati tutti profondamente. Sono due ordinazioni sacerdotali che si aggiungono agli altri doni che in questo tempo di Avvento abbiamo ricevuto dal Signore. E’ anche per noi l’esortazione dell’Apostolo: “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora, rallegratevi!” E’ un invito alla gioia per noi tutti, per l’intera Comunità, ma non solo, questo invito risuona anche per il mondo che continua ad essere come un deserto a motivo del flagello della pandemia, dei numerosi conflitti e delle le innumerevoli crudeltà che si abbattono soprattutto sui più deboli e sui più poveri: gli anziani, i profughi, i piccoli, popoli interi.

La pagina evangelica ci chiede di entrare in questo deserto e, assieme al Battista, comunicare la “buona notizia” dell’avvento di un tempo nuovo. Tutto il popolo nota l’evangelista “era in attesa” e per questo si recava dal profeta. Quanti, care sorelle e cari fratelli, anche oggi nel mondo – vicino e lontano da noi - sono in attesa di un tempo nuovo, di una vita nuova, di una terra nuova ove vivere nella pace! E’ una folla immensa di poveri. La Comunità – potremmo dire -, come il Battista, continua a offrire buone notizie per coloro che sono posti ai margini della vita. In questa Europa – che sembra essere come una grande Betlemme che non riesce ad aprire le sue porte – il Signore chiede ai suoi discepoli di aprire loro stessi le porte e di annunciare a tutti il tempo nuovo, quello della visita del Signore che cambia la tristezza in gioia. E noi abbiamo visto la gioia nei volti di quelle donne uomini e bambini salvati dai corridoi umanitari; alcuni dei quali sembravano impossibili.

Anche questa ordinazione sacerdotale di Erduin ci riempie di gioia: è un ulteriore segno di quella primavera di un mondo che deve rinascere. Il Signore si è commosso sulle numerose folle di oggi. Le ordinazioni sacerdotali di Momo e di Erduin aggiungono nuove braccia alla Comunità, perché moltiplicando il pane della Parola e il pane dell’Eucarestia, cresca ovunque nel mondo il popolo che il Signore vuole salvare dalla solitudine e dalla morte.

Il Battista voleva guadagnare tutti al Signore. E a coloro che accorrevano a lui chiedeva di vivere onestamente e a tutti di alzare lo sguardo oltre se stessi per essere attenti all’altro, per condividere con gli altri il necessario, perché nessuno fosse bisognoso. Ai pubblicani diceva: “Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato”, e ai soldati: “non maltrattate e contentatevi”, a tutti poi diceva: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare faccia altrettanto”. A ciascuno indicava la sua misura per di portare tutti a Cristo. Le sue parole ci esortano a vivere questo tempo di Avvento con una rinnovata generosità, una nuova audacia.

Ci accingiamo a rivivere il pranzo di Natale qui nella Basilica e ad accogliere i poveri per difenderli dalla fame ed anche dal freddo. La morte per il freddo di un giovane africano a Roma – avvenuta proprio ieri - ci dice l’urgenza dell’amore, l’urgenza di dividere le due tuniche e di dividere il cibo. E’ anche l’invito, care sorelle e cari fratelli, a coinvolgere ancor più braccia per rispondere ai tanti che chiedono aiuto. La stessa ordinazione sacerdotale risponde a questa urgenza. Il Signore non ci farà mancare il suo sostegno. La sua nascita è la nostra forza. Lo disse il Battista: “Viene uno che è più forte di me”. E il profeta Sofonia che abbiamo ascoltato: “il Signore tuo Dio in mezzo a te è un
salvatore potente”.

Caro Erduin, l’Ordine sacro ti viene conferito perché tu cresca nella statura di Cristo, buon pastore che dona la sua vita per le pecore: una missione alta e piena di responsabilità. La celebrazione liturgica ti vedrà tra poco stenderti a terra, come a riconoscere la debolezza di cui tutti siamo impastati, a partire dal battista che non era degno di sciogliere neppure i lacci dei sandali a Gesù. Invocheremo i santi del cielo perché ti assistano e ti accompagnino. Il Signore stesso si china su di te mentre vieni unto con l’olio della salvezza e rivestito degli abiti
della sua misericordia. Tutti ti accompagniamo con la nostra preghiera e con il nostro affetto - anche la tua mamma venuta da lontano – perché tu possa essere degno ministro dell’altare.

Continueremo ad accompagnarti perché tu, rimanendo figlio di questa santa Madre che ti custodisce con affetto e con premura, possa essere un fratello-presbitero, ossia saggio della sapienza del Signore e ministro dei santi misteri, perché cresca ovunque nel mondo un popolo santo al servizio di Dio e del suo Vangelo. Amen