PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Vigilia del giorno del Signore
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Vigilia del giorno del Signore
sabato 18 febbraio


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Chiunque vive crede in me
non morrà in eterno.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Salmo 145 (144), 2-5.10-11

2 Ti voglio benedire ogni giorno,
lodare il tuo nome in eterno e per sempre.

3 Grande è il Signore e degno di ogni lode;
senza fine è la sua grandezza.

4 Una generazione narra all'altra le tue opere,
annuncia le tue imprese.

5 Il glorioso splendore della tua maestà
e le tue meraviglie voglio meditare.

10 Ti lodino, Signore, tutte le tue opere
e ti benedicano i tuoi fedeli.

11 Dicano la gloria del tuo regno
e parlino della tua potenza,

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Se tu credi, vedrai la gloria di Dio,
dice il Signore.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il Salmo 145 è un inno di lode alla regalità di Dio: «O Dio, re mio, voglio esaltarti, e benedire il tuo nome in eterno e per sempre» (v. 1). Il salmista compone il Salmo sullo schema dell'alfabeto ebraico: la prima parola di ogni versetto inizia con una lettera dell'alfabeto, come a voler sottolineare che al Signore spetta una lode piena, totale; dalla A alla Z, diremmo noi. Per questo il Salmo 145 è forse il più popolare nella liturgia sinagogale, ove viene recitato tre volte al giorno. Anche nella liturgia della Chiesa gli viene riservato un posto particolare. Già il Talmud, a proposito di questo Salmo, scriveva: «Chiunque ripete la t'hillà (canto di lode) di Davide tre volte al giorno, può essere sicuro che sarà figlio del mondo futuro» (Ber 4b). È il Salmo che spinge il credente ad alzare lo sguardo da sé per contemplare e meditare la regalità di Dio: «Il glorioso splendore della tua maestà e le tue meraviglie voglio meditare» (v. 5). Il salmista si ferma a cantare la regalità di Dio, la cui grandezza è senza fine. A lui si deve la lode per sempre. La grandezza della regalità divina non si misura con il metro di questo mondo. La regalità di Dio non è come quella dei sovrani terreni tesi a dominare sugli altri. Il Signore si china come un padre verso le sue creature e le accompagna con fedeltà nel loro camminare lungo la storia. Per questo il salmista può cantare: «Una generazione narra all'altra le tue opere, annuncia le tue imprese» (v. 4). Il Signore non abbandona i suoi figli al caso e tanto meno li lascia in balia del male. Egli, fedelmente, accompagna il suo popolo proteggendolo dai nemici e facendolo crescere nell'amore. I tratti della regalità divina che il salmista sottolinea sono quelli di una giustizia guidata dalla bontà e dalla misericordia verso tutti, anche verso coloro che «cadono» e «vacillano». Per questo il Dio di Israele è un re come nessun altro sulla terra: «misericordioso e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore» (v. 8). La qualità della regalità di Dio si misura sulla misericordia: «Buono è il Signore verso tutti, la sua tenerezza si espande su tutte le creature» (v. 9). Le parole del salmista fanno tornare alla mente quelle che Gesù rivolse ai discepoli mentre discutevano tra loro chi fosse il più grande: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno potere su di esse sono chiamati benefattori. Voi però non fate così; ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve» (Lc 22,25-26). E Gesù ha mostrato in maniera personale, diretta e chiara il modo di regnare. Di fronte a Pilato che gli chiedeva se lui fosse re, rispose con chiarezza che lo era, ma non al modo dei re di questo mondo. Il modo di regnare è dare la propria vita per gli altri. La regalità di Gesù e quella conseguente dei suoi discepoli è dare la vita in favore degli altri, soprattutto dei più poveri. Il salmista, a ragione, invita tutta la creazione a lodare il Signore: «Ti lodino, Signore, tutte le tue opere, e ti benedicano i tuoi fedeli» (v. 10).

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