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Memoria degli apostoli
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Memoria degli apostoli Filippo e Giacomo.
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Memoria degli apostoli
giovedì 3 maggio

Memoria degli apostoli Filippo e Giacomo.


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Se moriamo con lui, vivremo con lui
se perseveriamo con lui, con lui regneremo.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dalla lettera di Paolo ai Galati 3,6-14

Fu così che Abramo ebbe fede in Dio e gli fu accreditato come giustizia. Sappiate dunque che figli di Abramo sono quelli che vengono dalla fede. E la Scrittura, prevedendo che Dio avrebbe giustificato i pagani per la fede, preannunziò ad Abramo questo lieto annunzio: In te saranno benedette tutte le genti. Di conseguenza, quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette. Quelli invece che si richiamano alle opere della legge, stanno sotto la maledizione, poiché sta scritto: Maledetto chiunque non rimane fedele a tutte le cose scritte nel libro della legge per praticarle. E che nessuno possa giustificarsi davanti a Dio per la legge risulta dal fatto che il giusto vivrà in virtù della fede. Ora la legge non si basa sulla fede; al contrario dice che chi praticherà queste cose, vivrà per esse. Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della legge, diventando lui stesso maledizione per noi, come sta scritto: Maledetto chi pende dal legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse alle genti e noi ricevessimo la promessa dello Spirito mediante la fede.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Se moriamo con lui, vivremo con lui
se perseveriamo con lui, con lui regneremo.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Paolo chiarisce ai Galati che Abramo ebbe una discendenza numerosa come le stelle del cielo (cf. Gen 15,5) solo per la sua fede, non certo per le sue qualità o le sue forze. Anzi, era impossibile per lui avere anche un solo figlio da Sara. Abramo però credette alla promessa di Dio ed ebbe in dono un figlio. In verità, anche il giudaismo aveva notato la fede di Abramo, ma ne sottolineava soprattutto i singoli atti, con i quali aveva adempiuto la legge. In questo senso il giudaismo parlava di una “figliolanza di Abramo”, che significava qualcosa in più della semplice discendenza naturale: era vero figlio di Abramo colui che adempiva le prescrizioni della legge. Paolo, invece, ritiene che la fede di Abramo consiste nel totale abbandono a Dio. È questa la “fede” che Dio esige dall’uomo. E quindi i figli di Abramo sono “quelli che hanno la fede”, ossia coloro che vivono di fede. Essi, e non altri, possono attribuirsi tale titolo. Per l’apostolo, Abramo è la figura di quel che sarebbe avvenuto nella pienezza dei tempi con Gesù. Nella “fede” di Abramo Dio benediva e giustificava tutti i popoli, tutti coloro che “per fede” si sarebbero affidati a Dio in Cristo Gesù: “Quelli che hanno la fede vengono benedetti insieme ad Abramo che credette”. Quelli invece che si affidavano all’osservanza della legge erano ancora sotto la disgrazia: chi trasgrediva anche un solo precetto era esposto alla maledizione. In verità, sostiene Paolo, la Scrittura mostra già la vera via verso la giustizia quando afferma che il giusto ottiene la vita “in virtù della fede”. L’amore di Cristo ci ha riscattato mentre “eravamo sotto la maledizione”, ossia sotto la legge. Egli, con la sua morte in croce, si è fatto “maledizione per noi”. Colui che era senza peccato ha preso su di sé i peccati del mondo. Il santo è diventato maledetto per liberarci dalla maledizione della legge. In Gesù la “benedizione di Abramo” giunge a tutti, ad ogni persona umana, a qualsiasi razza, lingua e cultura appartenga. Noi - scrive Paolo ai Galati - siamo stati coinvolti nella salvezza quando, mediante la fede, “abbiamo ricevuto lo Spirito promesso”. E nella lettera ai Romani aveva potuto dire: “La legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte” (Rm 8,2).