PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria della Chiesa
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Memoria della Chiesa
giovedì 13 giugno


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Io sono il buon pastore,
le mie pecore ascoltano la mia voce
e diventeranno
un solo gregge e un solo ovile.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dalla lettera agli Ebrei 9,1-14

Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un santuario terreno. Fu costruita infatti una Tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell'offerta: essa veniva chiamata il Santo. Dietro il secondo velo poi c'era una Tenda, detta Santo dei Santi, con l'altare d'oro per i profumi e l'arca dell'alleanza tutta ricoperta d'oro, nella quale si trovavano un'urna d'oro contenente la manna, la verga di Aronne che aveva fiorito e le tavole dell'alleanza. E sopra l'arca stavano i cherubini della gloria, che facevano ombra al luogo dell'espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari.

Disposte in tal modo le cose, nella prima Tenda entrano sempre i sacerdoti per celebrarvi il culto; nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all'anno, e non senza portarvi del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati involontari del popolo. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima Tenda. Essa infatti è una figura per il tempo attuale, offrendosi sotto di essa doni e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella sua coscienza, l'offerente, trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.

Cristo invece, venuto come sommo sacerdote di beni futuri, attraverso una Tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci così una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca, sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo, che con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalla opere morte, per servire il Dio vivente?

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Vi do un comandamento nuovo:
che vi amiate l'un l'altro.

Alleluia, alleluia, alleluia !

La Lettera continua la sua riflessione sul nuovo senso del sommo sacerdozio di Gesù rispetto a quello antico. Nei primi versetti descrive, seppure brevemente, il tabernacolo dell’alleanza fatto preparare da Mosè secondo le indicazioni che aveva ricevute sul monte (8,5). Quel che era avvenuto nella prima alleanza prefigurava quanto Dio avrebbe realizzato in pienezza con Gesù. Il tabernacolo della presenza di Dio infatti ci dice già qualcosa anche della nuova e futura alleanza che sarà realizzata nel nuovo “tempio”, Gesù. Gesù stesso comunque afferma che non è venuto ad abolire ma a completare la legge. La tenda dell’antica alleanza era divisa in due parti: “il Santo” e poi il “Santo dei Santi”, in cui entrava soltanto il sommo sacerdote una volta all’anno. La Lettera accentua la separazione fra queste due parti: nel “Santo” si trovano le cose semplici proprie della vita di ogni giorno, ossia il candelabro, la tavola e i pani di proposizione; mentre il “Santo dei Santi” è una dimora senza nessun oggetto che rinvia alla santità di Dio. L’autore vede, nella prima tenda, l’immagine della terra, mentre nel Santo dei Santi quella del cielo. Anche per i ministri vi era distinzione: nella prima tenda potevano entrare tutti i sacerdoti, mentre nella seconda unicamente il sommo sacerdote e una sola volta l’anno, dopo avere offerto un sacrificio cruento e spruzzato il sangue sul propiziatorio. Questo rito mostra che “non è aperta la strada al santuario” del cielo. Solo con Gesù si verifica un completo mutamento del sacerdozio e della legge (7,12). L’autore sino ad ora ha affermato che Gesù, costituito sommo sacerdote, ha penetrato i cieli (4,14) e ha offerto se stesso una volta per tutte (7,27). Ha quindi preso posto alla destra del trono della maestà (8,1) ed è divenuto ministro del vero tabernacolo eretto da Dio e non da uomo (8,2). E porta i doni “reali” (cfr. l0,1), realizza cioè le promesse del nuovo patto (8,6) che sono la remissione dei peccati e la definitiva unione con Dio. Egli può procurare questi beni perché esercita un ministero sacerdotale non nell’angusto spazio del tabernacolo terreno ma nel “più grande e più perfetto tabernacolo, fatto non da mano d’uomo, cioè non di questo mondo”. E, come sommo sacerdote, non è potuto entrare nel Santo dei Santi “senza portarvi del sangue” (9,7). Vi è entrato in effetti con il sangue, ma non alla maniera antica, con quello degli animali. Gesù è entrato nel santuario con il suo stesso sangue. I discepoli, accolti in questo mistero di salvezza, già da ora entrano con lui nel Santo dei Santi.