PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Preghiera per i malati
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Preghiera per i malati
lunedì 4 agosto


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal vangelo di Matteo 14,13-21

Avendo udito questo, Gesù partì di là su una barca e si ritirò in un luogo deserto, in disparte. Ma le folle, avendolo saputo, lo seguirono a piedi dalle città. Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, sentì compassione per loro e guarì i loro malati.
Sul far della sera, gli si avvicinarono i discepoli e gli dissero: "Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare". Ma Gesù disse loro: "Non occorre che vadano; voi stessi date loro da mangiare". Gli risposero: "Qui non abbiamo altro che cinque pani e due pesci!". Ed egli disse: "Portatemeli qui". E, dopo aver ordinato alla folla di sedersi sull'erba, prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li diede ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene. Quelli che avevano mangiato erano circa cinquemila uomini, senza contare le donne e i bambini.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.

Alleluia, alleluia, alleluia !

La liturgia odierna ripropone il brano evangelico che abbiamo ascoltato ieri. È la prima moltiplicazione dei pani proposta da Matteo. E inizia con la notazione di Gesù che, dopo aver appreso la notizia della morte del Battista, vuole ritirarsi in disparte, in un luogo deserto. In effetti, Gesù si ritirava spesso in disparte e l’evangelista lo nota almeno dieci volte. Non tanto per sfuggire dalla folla, quanto per stare in preghiera davanti al Padre soprattutto prima di importanti decisioni che doveva prendere. Ma questa volta le folle, avendolo saputo, lo precedettero. Potremmo anche immaginare così l’inizio della settimana che si apre. Davanti ai nostri occhi c’è la folla delle nostre città, il numero crescente di poveri e di soli, l’innumerevole fila di coloro che fuggono dalle guerre e dalla fame e di quelli che comunque cercano un futuro più sereno. L’evangelista nota che era un luogo deserto, ma forse più che deserto fisico – tanto che poi si parla dell’erba – l’intento è sottolineare l’assenza di amore, di solidarietà e di pace che rende le nostre città come un deserto, come luoghi impossibili per vivere bene. È su queste folle che abitano luoghi deserti che Gesù “sentì compassione”. E inizia subito a guarire i malati che si erano avvicinati a lui. È l’invito che il Signore fa ancora una volta a tutti noi – all’inizio di questa nuova settimana – a non smettere di commuoverci su coloro che incontriamo, a fermarci accanto ai poveri, a stare accanto agli anziani, a consolare i malati, ad aiutare coloro che chiedono aiuto. Nel deserto di questo mondo è giunto il compassionevole, ossia colui che sa commuoversi non su di sé, come in genere ciascuno di noi è pronto a fare, ma sugli altri, sui più deboli. È una compassione grande, generosa, senza limiti. Anche i discepoli hanno un sentimento di compassione, tanto che suggeriscono a Gesù di rimandare via la gente visto che si trovavano in luogo deserto ed era ormai sera. Si tratta di una notazione più che ragionevole: “Il luogo è deserto – dicono a Gesù – ed è ormai tardi; congeda la folla perché vada nei villaggi a comprarsi da mangiare”. Ma questa compassione dei discepoli era però segnata dalla rassegnazione. E tante volte anche noi siamo rassegnati alla condizione presente pensando che è impossibile cambiare il corso ordinario delle cose. Per Gesù non è così. Egli è venuto a salvarci dal deserto di questo mondo, dalla rassegnazione a un mondo in cui il male sembra invincibile. Gesù ribatte ai discepoli: “Non occorre che vadano; voi stessi date loro da magiare”. Il Signore sa bene che nelle mani dei discepoli c’è poco: appena cinque pani e due pesci. Ma li chiama ugualmente a rispondere al bisogno di quella folla. Gesù sa bene che non sono le doti naturali dei discepoli a operare il miracolo. Il miracolo lo compie il Signore purché noi mettiamo nelle sue mani la nostra fiducia, ossia quei pochi pani e pesci che abbiamo. In effetti, il Signore moltiplica le nostre energie, le nostre forze se ci affidiamo a lui. Certo, ha bisogno delle nostre mani, tanto che ci chiama a prendere parte al suo sogno sul mondo, ossia a preparare il grande banchetto dell’amore e della pace per tutti i popoli. Ma è la sua parola, la sua grazia a moltiplicare l’amore e la pace. Se ci affidiamo a lui, se obbediamo alla sua parola, come fecero i discepoli, si moltiplicherà ancora oggi l’amore nelle nostre città. E i poveri saranno finalmente amati. E con abbondanza. È questo anche il senso delle dodici ceste avanzate. L’amore per i più poveri rende i discepoli più ricchi nel cuore, più pronti a rispondere a chi chiede. Potremmo dire, come accade con la luce della notte pasquale, che l’amore cresce quando viene offerto siano a sovrabbondare.