PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria della Madre del Signore
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Memoria della Madre del Signore
martedì 16 dicembre


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Lo Spirito del Signore è su di te,
chi nascerà da te sarà santo.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro del profeta Sofonia 3,1-2.9-13

Guai alla città ribelle e impura,
alla città che opprime!
Non ha ascoltato la voce,
non ha accettato la correzione.
Non ha confidato nel Signore,
non si è rivolta al suo Dio.
Allora io darò ai popoli un labbro puro,
perché invochino tutti il nome del Signore
e lo servano tutti sotto lo stesso giogo.
Da oltre i fiumi di Etiopia
coloro che mi pregano,
tutti quelli che ho disperso, mi porteranno offerte.
In quel giorno non avrai vergogna
di tutti i misfatti commessi contro di me,
perché allora allontanerò da te
tutti i superbi gaudenti,
e tu cesserai di inorgoglirti
sopra il mio santo monte.
Lascerò in mezzo a te
un popolo umile e povero".
Confiderà nel nome del Signore
il resto d'Israele.
Non commetteranno più iniquità
e non proferiranno menzogna;
non si troverà più nella loro bocca
una lingua fraudolenta.
Potranno pascolare e riposare
senza che alcuno li molesti.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Ecco, Signore, i tuoi servi:
avvenga a noi secondo la Tua Parola.

Alleluia, alleluia, alleluia !

"Guai alla città ribelle e contaminata, alla città prepotente!". Di quale città sta parlando il profeta? Di Ninive, che il profeta ha appena ricordato nel brano precedente? Ninive era la grande città nemica. Oppure il profeta parla di Gerusalemme? A chi si riferiva il profeta? Poteva Gerusalemme, la città abitata dal Signore, essere paragonata a Ninive? Eppure era proprio così. Il profeta parlava di Gerusalemme che si era trasformata radicalmente. Era diventata una città ribelle e prepotente, perché aveva smesso di ascoltare la voce del Signore e non ne aveva accettato la correzione. Chi non ascolta e non confida in Dio finisce per condurre una vita disumana e violenta. Capi, giudici, profeti, sacerdoti rappresentano coloro che hanno la responsabilità di governo nella città. Nei profeti non è raro il riferimento a costoro. Infatti c'è una responsabilità nel governo della città, sia per quanto riguarda la parte più strettamente politica, che quella giudiziaria e anche quella religiosa. A Gerusalemme tutti sono venuti meno ai loro compiti. I politici e i giudici esprimono una violenza inaudita nell'esercizio delle loro funzioni. Sono chiamati "leoni ruggenti" e "lupi della sera". E i profeti mostrano orgoglio invece di essere umili ascoltatori e comunicare la Parola di Dio. Anche i sacerdoti sono venuti meno alla loro funzione di cultori delle cose sacre e all'osservanza della legge. È necessario l'intervento divino, perché in Gerusalemme si ristabilisca la giustizia e la città possa tornare alla sua vita ordinaria. Per Gerusalemme, come per ogni città, la giustizia di Dio è come la luce del mattino che rischiara la notte e orienta di giorno i pensieri e le azioni degli uomini. Solo nell'ascolto della voce del Signore è possibile costruire una città umana, libera dalla violenza e dal sopruso, attenta al bisogno dei poveri e capace di amministrare la giustizia in tutti i suoi aspetti.
La parola profetica, che aiuta a vedere l'ingiustizia e la violenza di Gerusalemme e dei popoli (3,6-8), non lascia senza speranza. Dio parla perché il mondo sia migliore e gli uomini si convertano ascoltando. È possibile che ci sia qualcosa di nuovo dopo quanto Sofonia ha mostrato sia nella sua città che tra i popoli? "Darò ai popoli un labbro puro". Ecco la novità della parola profetica, inaspettata in una mentalità che prevedeva per i popoli solo un giudizio di condanna: Dio parla anche per loro, concede loro la possibilità di parlare un linguaggio nuovo, "puro", ossia libero dalla violenza, capace di utilizzare l'alfabeto della Parola di Dio, l'unico che crea unità e che realizza la giustizia. Con quel linguaggio anche i popoli potranno rivolgersi al Dio di Israele e troveranno quell'unanimità che sembra tanto difficile da raggiungere. Il profeta sottolinea la convergenza dei popoli: "perché invochino ‘tutti' il nome del Signore e lo servano ‘tutti' sotto lo stesso giogo". Quest'ultima espressione si potrebbe tradurre meglio "unanimemente". Invocare Dio e servirlo, cioè pregarlo e riconoscere la nostra dipendenza di creature da lui, crea quell'unanimità che da soli le singole persone e i singoli popoli non sanno darsi. Per questo la preghiera racchiude una forza straordinaria di unità: gente diversa si ritrova insieme, tutti parlano la stessa lingua, cantano allo stesso modo, ascoltano la medesima parola, compiono gli stessi gesti. Non c'è spazio in questo popolo nuovo, che va oltre i confini della razza, per gli arroganti che parlano unicamente la lingua del loro egoismo. Solo un popolo "umile e povero", che confida nel nome del Signore, potrà prendere parte a questa realtà così bella e unica che noi sperimentiamo nella Chiesa di Dio, segno dell'unità della famiglia umana. "Umili", perché ascoltatori della Parola di Dio, che insieme ai "poveri" andranno a formare il popolo amato da Dio. Ma sarà un resto, ciò che rimane forse tra tanti che hanno preferito seguire se stessi. Esserne partecipi è un dono del Signore, ma anche una scelta di ognuno.

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