PAROLA DI DIO OGNI GIORNO

Memoria di Gesù crocifisso
Parola di Dio ogni giorno
Libretto DEL GIORNO
Memoria di Gesù crocifisso
venerdì 23 agosto


Lettura della Parola di Dio

Alleluia, alleluia, alleluia !

Questo è il Vangelo dei poveri,
la liberazione dei prigionieri,
la vista dei ciechi,
la libertà degli oppressi.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Dal libro di Rut 1,1.3-6.14-16

Al tempo dei giudici, ci fu nel paese una carestia e un uomo con la moglie e i suoi due figli emigrò da Betlemme di Giuda nei campi di Moab. Poi Elimèlec, marito di Noemi, morì ed essa rimase con i suoi due figli. Questi sposarono donne moabite: una si chiamava Orpa e l'altra Rut. Abitarono in quel luogo per dieci anni. Poi morirono anche Maclon e Chilion, e la donna rimase senza i suoi due figli e senza il marito.
Allora intraprese il cammino di ritorno dai campi di Moab con le sue nuore, perché nei campi di Moab aveva sentito dire che il Signore aveva visitato il suo popolo, dandogli pane. Di nuovo esse scoppiarono a piangere. Orpa si accomiatò con un bacio da sua suocera, Rut invece non si staccò da lei.
Noemi le disse: "Ecco, tua cognata è tornata dalla sua gente e dal suo dio; torna indietro anche tu, come tua cognata". Ma Rut replicò: "Non insistere con me che ti abbandoni e torni indietro senza di te, perché dove andrai tu, andrò anch'io, e dove ti fermerai, mi fermerò; il tuo popolo sarà il mio popolo e il tuo Dio sarà il mio Dio.

 

Alleluia, alleluia, alleluia !

Il Figlio dell'uomo
è venuto a servire,
chi vuole essere grande
si faccia servo di tutti.

Alleluia, alleluia, alleluia !

Se il libro dei Giudici è caratterizzato dalla violenza e dalla guerra, anche a motivo della conquista della terra promessa da parte di Israele, il libro di Rut è invece segnato dalla pace e dall'incontro. Il brano si apre con la narrazione del ritorno di Noemi a Betlemme da dove era partita assieme al marito e ai figli per emigrare verso la terra dei Moabiti, uno dei popoli ritenuti oppressori d'Israele proprio al tempo dei Giudici (Gdc 3). Noemi a Moab può finalmente mangiare e sopravvivere, ma perde il marito e i due figli. Decide quindi di tornare: certo aveva dei beni ma era sola. Ed è in questo contesto di solitudine che si inserisce, nella vicenda di Noemi, la compagnia di Rut. Quest'ultima era una donna moabita che, pur potendo rimanere tra il suo popolo, scelse di restare con Noemi e di seguirla quando ella decise di tornare a Betlemme. Non fece così l'altra nuora, che restò legata alla sua terra. Rut, per amore di Noemi, rinuncia alla sua identità moabita, alla cultura e alla religione della propria famiglia e sceglie di vivere con il popolo, la cultura, la religione e la famiglia della sua amica Noemi. Quest'ultima non manca di farle notare le difficoltà che tale scelta comporta, ma Rut non ha dubbi: «Dove andrai tu... dove ti fermerai tu... il tuo popolo ... il tuo Dio ... io desidero vivere». Noemi arriva a Betlemme, ma sebbene priva del marito è ricca di una nuova amicizia. I concittadini di Betlemme al vedere Noemi e l'amica mostrano più diffidenza che accoglienza, tanto che Noemi vuole correggere il suo nome: «Non chiamatemi Noemi (la dolce), chiamatemi Mara (l'amara)... Piena me n'ero andata, ma il Signore mi fa tornare vuota». In verità non era "vuota"; l'amicizia con Rut era la sua nuova ricchezza. E la vicenda narrata in questo piccolo libro mostra la ricchezza e la provvidenzialità dell'amicizia. Rut cresce sempre più nella consapevolezza della sua scelta. Sa che l'amicizia non è una dimensione scontata nella vita; essa va costruita e perseguita con tenacia, con determinazione e richiede una crescita sia nella coscienza personale che in quella degli amici. Infatti, all'inizio è chiamata la «straniera» (2,10), poi la «serva» (2,13), quindi la «donna virtuosa» (3,11) e infine la «donna che entra in casa» (4,11), paragonandola così alle «madri» d'Israele. Rut, per la saldezza della sua amicizia, diviene la speranza di Noemi e di Booz.